NAPOLI – Dopo oltre vent’anni, Luigi Giuliano (nella foto) è tornato nel cuore del quartiere che fu il suo regno. Conosciuto come ’o re ’e Forcella, l’ex boss della camorra napoletana ha concluso il lungo percorso da collaboratore di giustizia ed è rientrato nella sua città, stavolta non da padrone, ma sotto la stretta sorveglianza dello Stato. Giuliano ha lasciato nei giorni scorsi la località protetta in Molise, dove aveva vissuto negli ultimi anni, per fare ritorno tra i vicoli stretti di Forcella, lì dove un tempo il suo clan detta va legge. La sua nuova vita sarà regolata dal regime di libertà vigilata, disposto dall’autorità giudiziaria, mentre gli agenti del commissariato Vicaria-Mercato monitoreranno
costantemente ogni suo movimento.
Il suo nome è legato a una delle svolte più significative nella storia della criminalità organizzata napoletana. Nel 2002, Giuliano fu tra i primi boss di peso a pentirsi e a collaborare con la magistratura, dando avvio a un effetto domino che vide anche altri membri della sua famiglia – tra cui diversi fratelli – seguire il suo esempio. La sua scelta segnò la fine del clan Giuliano come potenza militare e modificò profondamente gli equilibri del potere criminale a Napoli. Con le sue dichiarazioni, il “re di Forcella” contribuì a svelare retroscena, alleanze, affari e dinamiche della camorra, fornendo un contributo fondamentale a numerose indagini e processi. Per molti, il suo pentimento rappresentò una frattura netta tra la vecchia e la nuova camorra, tra un sistema fondato sulla famiglia e il territorio e uno più frammentato, fluido, talvolta ancora più violento.
Il suo ritorno, oggi, non è solo una questione giudiziaria: è un fatto simbolico. Riaccende i riflettori su un quartiere che per decenni ha vissuto all’ombra del clan Giuliano, alimentando memorie, paure e interrogativi. Non è più il tempo dei padrini, ma la figura di Luigi Giuliano resta ingombrante, anche da ex boss.