NAPOLI – Due anni senza Giogió. Due anni fa un proiettile ha spezzato la vita di Giovanbattista Cutolo in piazza Municipio e ha segnato per sempre una famiglia e un’intera città. Tutti lo chiamavano Giogiò. Domenica, nel centro Asterix a lui intitolato a San Giovanni a Teduccio, amici, parenti, musicisti e rappresentanti delle istituzioni si riuniranno per ricordarlo. Non era solo un cornista della Scarlatti Camera Young, ma un giovane coraggioso, ucciso in modo assurdo mentre cercava di difendere un amico.
Da quel tragico 31 agosto, la figura di Giogiò è diventata un simbolo di resistenza contro la violenza cieca, di amore per la musica e per la vita. Sua madre, Daniela Di Maggio, ha trasformato il suo dolore in un’azione continua, portando la sua testimonianza nelle scuole e nei quartieri difficili, anche al di fuori della Campania. Il suo messaggio è tanto semplice quanto potente: bisogna suonare, studiare e vivere per non perdersi nel nulla. Il Comune di Napoli ha dedicato una sala pubblica a Giogiò. Il murales a Calvizzano, la targa in piazza Municipio che
è stata ripristinata dopo un atto di vandalismo, e l’omaggio dell’orchestra di Sanremo sono solo alcuni segni di una memoria che non si spegne.
Il coraggio di Giogiò – riconosciuto ufficialmente con la Medaglia d’Oro al Valor Civile – è lo stesso che anima oggi i suoi genitori Dietro a
ogni gesto c’è una madre che lotta e che crede nel riscatto culturale, nella forza dei giovani. Daniela ripete spesso che la musica allontana i ragazzi dal degrado e dalla noia.
LA LETTERA DI DANIELA DE MAGGIO
La madre gli ha dedicato una lettera: “Dai Giò piantala…è passato già troppo tempo, non mi piace il tuo scherzo….lo so che ti sei nascosto da qualche parte per farmi arrabbiare. Lo facevi sempre! Anche quando mi nascondevi la bacinella dei panni da stendere, oppure la sigaretta elettronica, ridevi come un pazzo quando mi vedevi disperata perché non la trovavo. Lo sai…tutte le notti sogno che metti la chiave
nella toppa, apri la porta e dici ‘maaaa’, che hai cucinato? Perciò…non farmi più aspettare…anzi non farci più aspettare, perché anche i tuoi
amici ti stanno aspettando a piazza Bellini, che arrivi con i tuoi famosi eccomi uagliu’. Mammamia Gio…tu non sai …ma durante la tua assenza stanno succedendo cose pazzesche: dei bambini bellissimi di Pinetamare, suonano con il tuo viso e il tuo nome impresso sul loro panciotto rosso. Addirittura uno di loro Kevin suona il corno Giogiò, poi c’è la sezione di fiati al conservatorio dedicata a te. Poi targhe, aule, borse di studio…ma soprattutto tieniti forte…hai avuto la medaglia d’oro al valor civile. Non arrossire, lo so che ti stai imbarazzando. Ma ti ha insignito il ministro Matteo Piantedosi.
Pensa Gio’, ha dato la mano a Diego e Checco perché li ha visti semisvenuti dal dolore in chiesa. E credimi, in quel gesto ho scorto te. Poi Gio’… c’è addirittura una legge che porta il tuo nome e poi, se ti fa piacere voglio dirti che Lisetta e la cinese si prendono sempre cura di te come due ancelle devote. Lulu’ invece ti cerca e forse ti trova anche nei suoi libri di filosofia. Tuo padre fa finta di vivere nascondendosi nella
drammaturgia del suo amato teatro, Luca suona per suo figlio, ma avrebbe smesso di fare tutto dopo che te ne sei andato. E io….quando la notte mi azzuppo il sangue che sgorga dal petto in assenza di te, cerco di immaginarti insieme a Simone che giocate a carte sul bidoncino dell’umido a piazza Dante. Oppure che continui a litigare con Elvira su chi veramente fra voi due meritava il primo posto al concorso di poesia. E poi mi chiedo come sia possibile che tre fuoriclasse come voi, non stiate più in mezzo a noi. E’ tutto così assurdo ed insensato. Ma poi Gio’ la vita ha le sue incognite come le sue sorprese e allora penso che tu presto aprirai quella porta. Ed io ti prometto che ti stirerò la camicia per andare a suonare con la nuova orchestra Scarlatti senza sbuffare e ti farò trovare la parmigiana di cotolette che tu e i tuoi amici amavate. Dai tesoro vieni…perché mammarella tua ti aspetterà fino al suo ultimo respiro. Ti amiamo tutti e nisciun te scord”.