Arresto Antonio Schiavone: terreni sequestrati a Grazzanise, ai domiciliari anche due affiliati del Clan dei Casalesi

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CASAL DI PRINCIPE – Se i terreni venduti alla famiglia Natale sono stati ‘liberati’ dal Riesame, la nuova indagine coordinata dalla Dda di Napoli ha portato a un altro sequestro: circa 9 ettari di terreno a Grazzanise, in località Selvalunga, che secondo gli investigatori sarebbero riconducibili (come quelli acquistati dai Natale) al capoclan Francesco Schiavone Sandokan, e che avrebbero un valore stimato di circa 500mila euro. Il provvedimento è scattato ieri, contestualmente agli arresti di Antonio Schiavone, fratello del boss, di Amedeo De Angelis e di Francesco Paolella, accusati a vario titolo di riciclaggio. Secondo l’accusa, quei terreni furono acquistati dal capoclan negli anni Novanta e
intestati fittiziamente ad Armando De Angelis per schermarli da eventuali sequestri. La titolarità passò poi al figlio Amedeo, fino alla cessione a Paolella con l’intermediazione dello stesso Antonio Schiavone.

Il gip ha ritenuto sussistenti i presupposti per un sequestro preventivo sia impeditivo che finalizzato alla confisca. Nelle motivazioni si legge che esiste un concreto ‘periculum in mora’, ossia il rischio che la libera disponibilità dei beni possa agevolare la commissione di altri reati, in particolare nuove operazioni di riciclaggio. La Dda ha sottolineato come gli indagati abbiano mostrato “una particolare dimestichezza” con
l’attività di trasferimento fraudolento, tipica delle famiglie camorristiche che da decenni reinvestono i proventi illeciti in terreni agricoli. Un sistema collaudato, reso possibile dall’utilizzo di prestanome, con cui gli Schiavone hanno garantito cinque particelle catastali in località Selvalunga: un fabbricato (foglio 44, particella 5019) e quattro appezzamenti agricoli per complessivi 9 ettari, tra cui 6,35 ettari (particella 20), 2,66 ettari (particella 35), 10,88 are (particella 39) e 25,56 are (particella 42).

Si delinea così un quadro al clan un costante flusso di ricchezza e potere. Non a caso il gip ha escluso che Paolella, acquirente dell’area, possa essere considerato un terzo in buona fede: a suo carico, infatti, sarebbero emersi gravi indizi di reato, aggravati dai rapporti di contiguità con la famiglia Schiavone. Il provvedimento di sequestro ha riguardato a due velocità: da un lato la restituzione dei terreni
acquistati dai Natale (non indagati), che sostengono di averli comprati senza sapere della loro origine mafiosa; dall’altro il nuovo sequestro, che fotografa ancora una volta il sistema con cui Sandokan avrebbe nascosto i propri investimenti, oggi finiti al centro delle misure ablative.

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