TUTTI I NOMI E FOTO. Appalti truccati, 17 misure cautelari: in carcere Nicola Ferraro

711
Giuseppe Guida, Nicola Ferraro ed Amedeo Blasotti

CASERTA – L’inchiesta sugli appalti truccati per favorire ditte ‘amiche’ nei servizi di sanificazione delle Asl di Caserta, Benevento, Napoli 2
e Napoli 3 e nell’igiene urbana nei Comuni di Arienzo, Frattamaggiore, San Giorgio del Sannio e Catania ha portato a 17 misure cautelari. A
firmarle il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Nicola Marrone, in parziale accoglimento delle 33 richieste di misura avanzate dai pm Maurizio Giordano e Vincenzo Ranieri (coordinati dal procuratore aggiunto Michele Del Prete e dal procuratore della Repubblica Nicola Gratteri) ed eseguite dal nucleo investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, che fa parte nel reparto operativo guidato dal tenente colonnello Melissa Sipala. Si indaga, a vario titolo, per corruzione, istigazione alla corruzione, autoriciclaggio, riciclaggio e altro.

L’accusa di associazione camorristica è caduta per tutti, ma per tre indagati scatta la detenzione in carcere: sono Nicola Ferraro, alias “Fucone”, ex consigliere regionale, di Casal di Principe, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (pena che ha interamente scontato) e in questa inchiesta indagato per corruzione e turbata libertà degli incanti, Aniello Ilario di Rotondi e Giuseppe Rea di Caserta. Divieto di dimora a Casal di Principe (paese di residenza), per un altro nome noto alle cronache politiche: Pietro Paolo Ferraiuolo, zio di Ferraro e già presidente del consiglio regionale. Disposti gli arresti domiciliari per il sindaco di Arienzo e coordinatore provinciale di Forza Italia Caserta Giuseppe Guida e per Francesco Pietro Buonanno (Bucciano), Virgilio Emanuele Pio Damiano (Montesarchio), Vittorio Fuccio (Paolisi), Vincenzo Agizza (Napoli Poggioreale), Paolo Onofrio (Napoli Posillipo), Massimo Cirillo (Torre del Greco).

Il rettore dell’università Parthenope Antonio Garofalo, di Napoli, è sospeso dai pubblici uffici per 12 mesi. Anna Lanzuolo (Casoria) ha
il divieto di dimora in Campania, Mauro Marchese (Milano) ed Eugenia Cimmino (Poggiomarino) il divieto di ricoprire incarichi direttivi per 12 mesi, Roberto Fiocco e Barbara Fiocco (entrambi di Roma) il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno. Fra gli indagati “risparmiati” dai gip ci sono l’ex consigliere comunale di Napoli e di Frattamaggiore Luigi Grimaldi (per lui l’accusa aveva chiesto la custodia cautelare in carcere) e l’ex consigliere regionale e attuale responsabile campano di Azione Luigi Bosco (respinta la richiesta di arresti domiciliari) che sarebbe intervenuto sui dirigenti delle Asl per favorire le ditte riconducibili a Ferraro. Nessuna misura cautelare anche per l’ex direttore generale dell’Asl di Caserta Amedeo Blasotti (per lui il pm proponeva il divieto di dimora a Caserta) e per l’ex sindaco di San Giorgio del Sannio Angelo Ciampi.

Secondo la Dda Ferraro, tornato in libertà, avrebbe indossato i panni di referente stabile nel settore degli appalti per la raccolta rifiuti e per la sanificazione ospedaliera, organizzando – anche con altri soggetti legati alle cosche Alfieri e Nuvoletta – un’azione di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni tramite una rete di società ritenute a lui vicine. Nel 2022, epoca degli incontri presi in esame nell’inchiesta, Ferraro era ancora riconosciuto da altri clan come personaggio in grado di fornire collaborazione in tema di appalti pubblici, ma per il gip
questa circostanza non attesta di certo l’esistenza di attività svolte da quest’ultimo per conto del gruppo Schiavone ovvero di altri gruppi
dei Casalesi. L’inchiesta è emersa nei primi giorni di ottobre del 2023, quando vennero eseguite numerose perquisizioni per prelevare
dispositivi informatici, telefonini e documenti che potessero essere utili a supportare la tesi dell’accusa.

In carcere Ferraro sarebbe diventato punto di riferimento per i detenuti appartenenti al clan dei casalesi (gruppo Schiavone), i quali si rivolgevano a lui per sedare dissidi interni e per compattarsi nell’ambiente carcerario di fronte alle prevaricazioni di altri clan, quale il clan Polverino; inoltre, scegliendo di non collaborare con la Giustizia, guadagnava rispetto ed autorevolezza fra i reclusi e anche fra imprenditori e politici collusi. Suo zio Ferraiuolo avrebbe raccolto i soldi derivanti dalle manovre illecite. Inoltre, ‘Fucone’, stando agli accertamenti dei carabinieri, sarebbe stato convocato dal clan D’Alessandro per concordare affari sul territorio stabiese. Inoltre, avrebbe stretto patti
con il clan Santapaola, storica compagine di Cosa Nostra, attraverso Francesco Santapaola (non presente nell’elenco dei 34 indagati) – nipote del boss ‘Nitto’ Santapaola – per assicurare ad imprenditori a lui vicini, ovvero i Ciummo di Cassino, l’aggiudicazione di appalti nel territorio catanese.

Nell’elenco degli indagati, con ‘Fucone’ compaiono Domenico Romano e Antonio Moraca, che avrebbe fatto da ‘factotum’ di Ferraro. Avrebbero turbato la gara nel giugno 2023 per i rifiuti a Frattamaggiore, inoltre, ancora Ferraro, Romano, Vincenzo Agizza, il consigliere
Grimaldi, Domenico Raimo, dirigente tecnico di Frattamaggiore, e Ilario Aniello. L’attività investigativa avrebbe fatto emergere anche il reato di calunnia, condotta ascritta dalla Dda a Domenico Romano e ad Anna Lanzuolo: avrebbero fornito scritti anonimi alla Procura di Napoli e ai Comuni di Frattamaggiore e Gragnano riguardanti presunte condotte corruttive tra esponenti politici locali e due società attive nel settore dell’igiene urbana. I carabinieri di Caserta hanno raccolto elementi anche in merito a una presunta ipotesi di corruzione riguardante l’appalto per il servizio triennale delle pulizie dei locali dell’Università Parthenope 2023-2026, vicenda che vede coinvolti, con l’ipotesi di corruzione. Paolo Onofrio, Mauro Marchese, Eugenia Iemmino, Massimo Cirillo, il rettore Antonio Garofalo e Romano. Sotto inchiesta anche Giuseppe Rea per istigazione alla corruzione e riciclaggio. L’attività dei militari dell’Arma ha acceso i riflettori anche sull’appalto per la disinfestazione dalla legionella che aveva indetto l’Asl di Caserta nel 2022. In relazione a questa presunta turbativa sono coinvolti Ferraro, Romano, Roberto e Barbara Fiocco, Paolo Onofrio, Bosco, Blasotti e Giuseppe Rea.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome