S. Cipriano, identificati i responsabili della ‘stesa’. Uno è figlio di un boss dei Casalesi

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Il tratto di Corso Umberto a San Cipriano d'Aversa dove sono avvenuti gli spari

S. CIPRIANO – Hanno un volto e un nome i due giovani ritenuti responsabili dei colpi di pistola esplosi la notte del 9 settembre lungo corso Umberto I, tra San Cipriano e Casal di Principe. I carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, guidati dal capitano Marco Busetto, hanno denunciato M.B., 22 anni, figlio di un boss dei Casalesi attualmente detenuto, e G.D., 30 anni di San Cipriano. Secondo la ricostruzione degli investigatori, i due avrebbero imbracciato l’arma – una pistola Tanfoglio modello Combat calibro 9×21, regolarmente detenuta e ora sequestrata – dopo una lite per futili motivi con altre persone, ancora in via di identificazione. Almeno cinque colpi sono stati esplosi all’altezza di un rivenditore di sigarette elettroniche e di un bar: i proiettili hanno centrato la serranda e le pertinenze del locale.

Le indagini, scattate all’alba dopo il ritrovamento dei fori dai militari del reparto territoriale di Aversa e della Compagnia di Casale, hanno consentito in poche ore di ricostruire la dinamica e individuare i responsabili. Sentiti in caserma, i due hanno ammesso le proprie responsabilità. L’episodio, avvenuto in una zona centrale e affollata, ripropone lo spettro della violenza armata nell’Agro aversano. Negli ultimi mesi, infatti, il territorio è stato segnato da una lunga scia di fuoco: dalla stesa in piazza Mercato a Casal di Principe riconducibile
a rivalità tra gruppi di spaccio, ai colpi sparati a Villa Literno davanti a un bar da giovanissimo con un fucile mitragliatore, fino all’attentato a colpi d’arma da fuoco contro uno studio legale a Orta di Atella.

La facilità con cui armi e pistole continuano a circolare nell’Agro aversano, spesso tra i più giovani, impone una riflessione profonda. Non si tratta solo di episodi criminali isolati, ma di una vera e propria ‘cultura della pistola’ che rischia di normalizzare l’uso della violenza come strumento di affermazione personale o intimidazione. L’esplosione di colpi in un luogo pubblico, davanti a negozi e bar, evidenzia una pericolosa deriva che va ben oltre le dinamiche camorristiche: è un problema sociale e generazionale che coinvolge l’intera comunità e che richiede un impegno forte, tanto repressivo quanto educativo.

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