NAPOLI – Tra le pieghe dei vicoli e le torri abbandonate di Bagnoli, la camorra scrive ogni giorno nuovi capitoli, invisibili a chi cammina distratto per strada. Qui, ogni angolo racconta di alleanze fragili, di patti infranti e di eredità sanguinose: un mosaico criminale che muta con
una velocità inquietante, dove ieri dominava un clan, oggi la sua ombra è appena percettibile, e domani potrebbe riaffacciarsi un nuovo gruppo pronto a occupare lo spazio lasciato libero. Nei quartieri di Napoli ovest, secondo le informative delle forze dell’ordine, a dettare legge sono emanazioni dell’Alleanza di Secondigliano, un cartello in cui gravitano famiglie storiche come gli Esposito e i Giannelli. Ma non è tutto così semplice. Bagnoli, un tempo periferia degradata, teatro di speculazioni e di vecchie faide, è oggi un laboratorio di tensioni e di sperimentazioni criminali.
In poche settimane, il quartiere ha vissuto un presunto azzeramento dei vertici locali, seguito dal tentativo di infiltrazione di una nuova compagine. E, dopo l’arresto del boss di Bagnoli, sarebbe in giro una nuova banda, in cui sarebbero confluiti figli di pregiudicati della zona. Alcuni di questi sono poi finiti nell’inchiesta contro il clan Troncone, che fa parte dell’universo opposto, quello dei Mazzarella, i nemici. Ragazzi cresciuti tra storie di sangue e botteghe chiuse sotto i sigilli, che sembrano pronti a scrivere una nuova pagina di violenza. A Fuorigrotta e Bagnoli, la tensione si taglia con un coltello. Da mesi, il gruppo di Massimiliano Esposito, detto ’o scognato, è in aperto conflitto con i Troncone. Rivalità che non sono semplici schermaglie: ogni sparo, ogni attentato, ogni arresto ridisegna le mappe del potere criminale. L’arresto del boss di Bagnoli non ha fatto che accelerare questa metamorfosi: un vuoto di comando che ha aperto la strada a nuove ambizioni. E così, tra le strade di case popolari e i cantieri abbandonati, spuntano figure giovani, aggressive, legate da sangue e rancori, pronte a sfidare vecchie guardie per conquistare il predominio.
L’ultimo blitz delle forze dell’ordine, datato aprile, ha nuovamente sconvolto gli equilibri. Troncone e Frizziero, storici alleati della Torretta di Mergellina, sono stati decimati: arresti, perquisizioni, sequestri. Questo terremoto criminale ha lasciato spazio agli Iadonisi, alleati degli Esposito e parte dell’Alleanza di Secondigliano, che da tempo ambivano a mettere le mani su Fuorigrotta. Ma mentre la mappa del potere si ridisegna, il gruppo Sorianiello del Rione Traiano (è loro l’influenza nella zona della ‘99’, storica piazza di spaccio) resta alla finestra, solido e strutturato, pronto a intervenire dove il vuoto appare più promettente. Tentativi di espansione, schermaglie, affari sporchi: una partita a scacchi mortale che si gioca tra estorsioni, traffico di droga e intimidazioni silenziose.
Bagnoli, la Torretta, Fuorigrotta, Mergellina: non sono solo quartieri, ma crateri di tensione, dove la violenza ha ritmi propri e dove ogni alleanza è fragile come vetro. La camorra nell’area flegrea non dorme mai; muta, si adatta, reinventa le sue regole in tempo reale. Chi osserva da fuori vede solo il fumo, le sirene, i blitz. Chi vive qui conosce i segnali silenziosi: un motorino sospetto, un cantiere chiuso, un negozio che non apre più. Ogni dettaglio è parte di un racconto più grande, quello di una città divisa tra il bisogno di sicurezza e l’ombra lunga della criminalità organizzata. E mentre le autorità cercano di ricostruire una mappa che cambia in continuazione, tra arresti e processi, tra nuovi ingressi e vecchie vendette, il mosaico camorristico resta incompleto, inquietante, in continua trasformazione.
In questo scenario, ogni passo falso può costare caro, ogni silenzio è complice, e ogni giorno porta con sé il rischio di un’altra scia di sangue sulle strade di Napoli ovest. La camorra nell’area flegrea non è mai stata statica. È un organismo vivente, che respira tra le crepe delle case popolari, tra i vicoli di Bagnoli, tra le ombre lunghe di Fuorigrotta. E oggi, come ieri e come domani, continua a dettare regole in cui la legge dello Stato è solo un ostacolo temporaneo, fragile come la calma prima di un nuovo sparo.