BRUSCIANO – Ci sono voluti sei anni di indagini, intercettazioni, testimonianze e riscontri investigativi per arrivare a una svolta in uno degli omicidi più efferati e simbolici dell’area nolana. Nella mattinata di ieri i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno arrestato Pietro De Filippis, alias ’o folletto, residente ad Afragola nel rione Salicelle, detenuto a Catania. Per oggi è previsto l’interrogatorio di garanzia. Difeso dall’avvocato Luca Pagliaro, l’uomo è ritenuto affiliato al clan Rega
ed è gravemente indiziato di essere l’autore materiale dell’omicidio di Fortunato De Longis, il fioraio ambulante di 44 anni che, nel 2019, venne raggiunto da diversi colpi di pistola in un agguato a Brusciano. In passato De Filippis, già in carcere, fu coinvolto in un’inchiesta contro il clan Mazzarella, dalla quale fu assolto.
Un delitto che, fin dall’inizio, aveva portato con sé l’ombra pesante della criminalità organizzata e delle vendette trasversali di camorra. Era il 24 marzo del 2019 quando De Longis, come ogni giorno, si trovava nei pressi del cimitero di Brusciano, dove era solito vendere fiori e lumini ai visitatori. Quella domenica, però, la sua quotidianità venne spezzata dalla furia criminale. Due uomini a bordo di uno scooter, col volto coperto e le armi in pugno, piombarono all’improvviso sul piazzale. Senza esitazione aprirono il fuoco. Il fioraio venne colpito più volte,
agli arti e a un fianco. Soccorso immediatamente e trasferito d’urgenza all’ospedale Cardarelli di Napoli, lottò tra la vita e la morte per un mese. Ma il 24 aprile 2019 il suo cuore si fermò, lasciando nel dolore la famiglia e una comunità intera che lo conosceva come un uomo semplice, lavoratore, le gato soltanto alla sua attività ambulante.
A rendere ancora più drammatica la vicenda fu un dettaglio emerso nelle settimane successive: un anno prima dell’agguato, Fortunato De Longis aveva trovato il coraggio di denunciare un tentativo di estorsione da parte di uomini vicini al clan Rega. Un gesto raro e di grande dignità in territori piegati dal ricatto mafioso, dove la regola dell’omertà spesso impone il silenzio. Gli inquirenti hanno più volte cercato di stabilire se esista un nesso diretto tra quella denuncia e l’omicidio del fioraio. Un collegamento mai del tutto chiarito, ma che resta una pista inquietante: il sospetto che la camorra possa aver voluto punire e “dare l’esempio” a chi osava opporsi. Il primo a finire nelle maglie della giustizia fu Bruno Piacente, ritenuto complice e già arrestato nel 2021. Secondo gli investigatori sarebbe stato lui a guidare la moto (una Africa Twin) su cui viaggiava il killer. Piacente, nel marzo dell’anno scorso, è stato condannato a 30 anni. L’identità dell’esecutore
materiale, però, rimase a lungo avvolta nell’ombra, tra depistaggi e reticenze. Ora, dopo sei anni, le indagini hanno portato a stringere il cerchio attorno a Pietro De Filippis, ’o folletto, figura già nota alle forze dell’ordine e ritenuta organica al clan Rega. E’ accusato di aver premuto il grilletto e di aver portato a termine l’agguato che costò la vita a De Longis.