CAIVANO – Nonostante fosse detenuto dal 2014, Antonio Ciccarelli, 55 anni, ritenuto il boss dell’omonimo clan egemone nel Parco Verde di Caivano, avrebbe continuato a gestire le attività criminali dal carcere. E’ quanto emerso da un’inchiesta dei carabinieri di Castello di Cisterna e della Direzione Distrettuale Antimafia, che ieri ha portato all’arresto di cinque indagati ritenuti affiliati al gruppo Ciccarelli-Sautto. Conosciuto come “Tonino ‘a Munnezza”, il boss 55enne, avrebbe impartito ordini tramite il fratello di 54 anni, Domenico, detto “Caciotta”, e
il nipote Ciro (31enne), mantenendo il controllo su spaccio di droga, estorsioni e regolamenti di conti. Parte dei proventi del pizzo sarebbero
stati utilizzati per coprire le sue spese legali. Le indagini hanno evidenziato come, fino al giugno 2025, Antonio Ciccarelli avrebbe diretto dal carcere le attività del clan nel Parco Verde di Caivano: dalla gestione dello spaccio di stupefacenti alle estorsioni, fino ad azioni violente nei confronti di gruppi rivali, alcune delle quali sfociate in omicidi. Oltre al presunto boss e ai suoi familiari, l’ordinanza riguarda anche due affiliati: Ciro Di Pierno, 27 anni, soprannominato “Ciro ’o bit”, e Gennaro De Marco, 55 anni.
Tutti sono accusati, in concorso, di far parte di un’associazione mafiosa armata e di aver partecipato a un’organizzazione dedita al traffico di droga, con ruoli e responsabilità differenti. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le condotte contestate ad Antonio Ciccarelli risalgono
a due distinti periodi: da gennaio 2012 a dicembre 2014, quando era ancora in libertà, e successivamente dal carcere, fino a giugno 2025. Per Ciro Ciccarelli, le attività illecite sarebbero proseguite tra marzo 2020 e dicembre 2024, mentre per gli altri indagati il periodo di riferimento è tra marzo 2020 e gennaio 2024.
