GIUGLIANO – Cinque settimane di latitanza si sono concluse nel modo più patetico e amaro possibile: Costanzo Pio Patierno, 23 anni, si nascondeva in un armadio. Un epilogo inglorioso per chi aveva scelto di sfidare l’autorità, ignorando un ordine di carcerazione per truffa e altri reati. I carabinieri di Giugliano hanno chiuso la caccia all’uomo nella stanza da letto della madre, dove l’illusione della libertà è svanita tra abiti e coperte. Il cerchio si è chiuso su Costanzo Pio Patierno, la cui fuga dalla giustizia era iniziata lo scorso 20 agosto. Patierno si trovava originariamente agli arresti domiciliari, una misura alternativa concessa per scontare una pena relativa a reati come la truffa. Tuttavia, l’Ufficio di Sorveglianza di Napoli aveva emesso un provvedimento inappellabile: la sospensione della detenzione domiciliare.
L’uomo doveva dunque tornare dietro le sbarre per scontare i restanti due anni di pena. Ma Patierno, di fronte alla prospettiva del carcere, aveva scelto la strada della latitanza, svanendo nel nulla. Da quel giorno di agosto, i militari della sezione operativa della compagnia di Giugliano han no avviato una caccia all’uomo metodica e instancabile. Un lavoro di intelligence e pedinamenti, condotto nell’ombra,
per ritrovare il giovane fuggito dalla sua stessa misura di detenzione. Le indagini hanno portato i carabinieri fino al luogo più ovvio, ma spesso rivelatore, per un fuggitivo: l’abitazione della madre. E’ lì che è scattato il blitz. I militari sono piombati nella casa per eseguire
la perquisizione, certi di essere sulla pista giusta. Nonostante la presenza degli uomini in divisa, l’appartamento sembrava vuoto. Il 23enne non si è palesato, alimentando per un istante l’ipotesi di un nuovo fallimento. Ma i carabinieri non si sono arresi, scandagliando ogni angolo
e ogni nascondiglio domestico.
La ricerca si è concentrata nella camera da letto della sorella dell’uomo, ed è lì che la beffa si è consumata. Patierno, il fuggitivo che da settimane si sottraeva all’esecuzione penale, non era nascosto in un bunker sotterraneo o in un covo blindato. Il suo ultimo e disperato rifugio era l’angusto spazio di un armadio a muro. Trovato rannicchiato e intrappolato nella penombra del guardaroba, l’uomo si è arreso senza opporre resistenza. Per il 23enne, l’epilogo è stato amaro: dopo le formalità di rito, è stato immediatamente trasferito in carcere per scontare la pena residua di due anni.