S. MARIA A VICO – Era pronta al salto, o almeno a provarci. Dalla Valle di Suessola, dove ricopre la carica di vicesindaco, Veronica Biondo guardava con decisione verso Napoli, intenzionata a candidarsi con Forza Italia alle prossime elezioni regionali. Ma ieri mattina il suo percorso politico ha subito una brusca frenata: un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari l’ha raggiunta all’alba. La 37enne amministratrice di S. Maria a Vico è accusata di scambio elettorale politico-mafioso, nell’ambito di una più ampia inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, oggi guidata da Nicola Gratteri. Secondo gli inquirenti, alle amministrative del settembre 2020 la Biondo avrebbe accettato – insieme a quello che poi sarebbe diventato sindaco, Andrea Pirozzi, e agli allora candidati consiglieri Giuseppe Nuzzo e Marcantonio Ferrara – la promessa di sostegno elettorale da parte di due esponenti del clan Massaro: Raffaele Piscitelli, detto ’o Cervinaro, e Domenico Nuzzo, Mimmariello.
I due, sostengono gli inquirenti, avrebbero garantito voti sfruttando il proprio peso criminale sul territorio, in cambio di favori e contropartite: assunzioni, agevolazioni amministrative, omessi recuperi di crediti comunali e perfino la mancata segnalazione di un abuso edilizio in piazza San Marco, il cosiddetto ‘affare chiosco’. Sono accuse pesanti – che gli eventuali processi dovranno accertare – ma che hanno già convinto il gip Giovanni De Angelis del Tribunale di Napoli a disporre le 6 misura cautelare eseguite ieri dalla guardia di finanza.
L’inchiesta della Dda si fonda su un ampio quadro di intercettazioni telefoniche e ambientali, ritenute dagli investigatori inequivocabili nel descrivere la rete di rapporti tra i candidati e il gruppo criminale. Analizzando le captazioni, le fiamme gialle hanno tracciato, secondo l’Antimafia, la continuità dell’impegno elettorale di Domenico Nuzzo in favore di Veronica Biondo.
Le conversazioni ritenute importanti dal giudice raccontano un lavoro di procacciamento di voti casa per casa, organizzato da Nuzzo e dai suoi referenti nel quartiere Rosciano. Centrale, nella tesi della Dda, è una telefonata del 26 agosto 2020 nel corso della quale Nuzzo ricorda
un appuntamento, elemento che per gli inquirenti conferma la presenza diretta e attiva di Mimmariello nella campagna elettorale della lista di Pirozzi. Pochi giorni dopo, il sindaco in pectore invita Marcantonio Ferrara a limitare i rapporti ‘particolari’, ammonendolo perché lo riteneva ancora nell’occhio del ciclone. Ferrara replica di aver tagliato alcuni contatti. Ma le stesse carte giudiziarie mostra- no come quelle relazioni, invece, non si siano mai davvero interrotte: una fitta rete di contatti, incontri, cene e scambi di favori che, per gli investigatori,
componevano una vera e propria macchina del con- senso controllata dal clan. In questa presunta tra- ma entra anche il nome di Veronica Biondo. È l’8 settembre 2020 quando la vicesindaca, allora candidata, chiama Ferrara per chiedere aiuto: è in isolamento per Covid e
non può muoversi. Teme di perdere terreno. Dice a Ferrara che qualcuno aveva chiesto a Mimmariello (cioè Nuzzo, ndr) di dare una mano, ma era dubbiosa: non sapeva se fosse o meno opportuno avvicinarlo. Ferrara le risponde che è meglio di no, ritenendolo pericoloso, ma
aggiunge che, se necessario, avrebbe potuto fare lui un passaggio indiretto.
Una prudenza solo apparente, secondo i magistrati: due giorni dopo, Ferrara partecipa a una cena con Nuzzo e i suoi referenti, documentata
dalle telecamere di sorveglianza di un ristorante di Casalnuovo. Il giorno successivo, Ferrara ricontatta la Biondo e le promette di fare un passaggio con la Gitema, società, a detta degli investigatori, riconducibile all’imprenditore Giuseppe Pascarella, citato in altre indagini come
presunto beneficiario di accordi elettorali legati alla gestione del cimitero comunale. Una conversazione che, secondo il gip, rivela la consapevolezza reciproca e la partecipazione al medesimo disegno di scambio politico-mafioso. Nel materiale d’indagine spicca anche un dialogo tra Pirozzi e Ferrara dell’8 settembre 2020. Ferrara riferisce al sindaco che gli ‘amici’ di San Marco (località al confine con San
Felice a Cancello) vogliono organizzare una sfilata in carrozza per festeggiare la vittoria. Ma il sindaco lo invita a calmarsi e a evitare eccessi, temendo un approdo a Santa Maria Capua Vetere, riferimento ironico ma eloquente al carcere ‘Francesco Uccella’.
Per la Dda, quella frase è la prova che lo stesso primo cittadino fosse consapevole dei legami tra alcuni candidati e l’ambiente malavitoso, tanto da raccomandare di mantenere un basso profilo. Le contestazioni restano tutte da provare, e sarà il processo – se verrà disposto – a chiarire la fondatezza dell’impianto accusatorio. Ma l’ordinanza di ieri ha già scosso in profondità la politica locale. Il gip ha disposto l’arresto della Biondo ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza e un concreto pericolo di reiterazione del reato, ma ha escluso la necessità della custodia in carcere. Pur essendo incensurata, la Biondo avrebbe mostrato una tendenza a delinquere, avendo fornito ai complici un rilevante contributo materiale e morale e avvalendosi del sostegno di soggetti organici al clan Massaro nelle dinamiche elettorali e nella gestione dell’ente. Il gip, per tale ragione, ha ritenuto necessaria una misura di carattere custodiale per impedire contatti o condizionamenti e per troncare ogni collegamento con il contesto criminale. Per questo, la misura degli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con persone diverse dai con- viventi o assistenti, è stata ritenuta adeguata e proporzionata alla gravità dei fatti contestati. La giunta di Santa Maria a Vico da ieri si è ritrovata senza la sua vice. Veronica Biondo, che fino a pochi giorni fa preparava la discesa in campo per le regionali, si trova ora ai domiciliari, con un’accusa che potrebbe – se non stroncare – quantomeno rallentare la sua carriera politica.