S. Maria a Vico, assunzione ‘pilotata’ nell’appalto luci. La Dda: “Pirozzi segnalò l’elettricista”

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Andrea Pirozzi

S. MARIA A VICO – Un’assunzione pilotata, nata all’ombra di un appalto pubblico. È questo uno dei filoni dell’inchiesta che coinvolge il sindaco di Santa Maria a Vico, Andrea Pirozzi, accusato insieme a Carmine Sepe e Gennaro Iannone di induzione indebita a dare o
promettere utilità, con l’aggravante mafiosa. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Pirozzi, abusando dei suoi poteri e qualità, avrebbe spinto Sepe – legale rappresentante della società Ambra Med, aggiudicataria del ser- vizio di manutenzione della pubblica illuminazione – ad assumere Iannone come elettricista a tempo pieno, con sede di lavoro proprio a Santa Maria a Vico. Per gli inquirenti si trattò di un accordo fuori dalle procedure ordinarie, frutto di pressioni dirette del sindaco sul dirigente dell’azienda.

L’obiettivo: garantire un posto di lavoro a Iannone, considerato persona vicina al gruppo Nuzzo, già al centro di rapporti ritenuti contigui al clan Massaro. L’episodio risale al 26 marzo 2021, ma affonda le sue radici in un contesto più ampio di scambi di favori, appalti e sostegni elettorali. Dalle intercettazioni agli atti, riportate dalle fiamme gialle della Compagnia di Marcianise, emerge un colloquio in cui Pirozzi, rivolgendosi a Iannone, gli detta il numero di telefono dell’ingegnere Sepe e lo invita a contattarlo a nome del sindaco. È lo stesso Pirozzi a suggerire le parole da usare, invitandolo a riferire che lo mandava lui, che era un elettricista e che si sarebbero dovuti sentire per la sistemazione.

Un dialogo che, per la Dda, mostra l’intervento diretto del primo cittadino nella gestione dei rapporti tra privati e Comune. Iannone, secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbe agito come cerniera tra il sindaco e l’entourage del boss Domenico Nuzzo.. Le indagini descrivono lui e la moglie Caterina Taverna come persone di stretta fiducia di Nuzzo, incaricate di mantenere i contatti con Pirozzi e con il consigliere comunale Marcantonio Ferrara. Un’intercettazione del 4 agosto 2020 documenta una conversazione a tre tra Pirozzi, Iannone e Pasquale Nuzzo (non indagato), fratello di Domenico, in cui si parla esplicitamente dell’assunzione e dell’impegno a garantirla.

Pirozzi lo informa che gli sarebbe stato fatto un con- tratto e che sarebbe stato il referente dell’impianto: ti chiameranno per i guasti.
Il sindaco, in sostanza, si sarebbe fatto garante di un rapporto stabile e remunerativo tra l’azienda aggiudicataria e Iannone, trasformando la promessa in un vantaggio concreto. La società Ambra Med, con sede a Napoli, si era aggiudicata l’appalto per la manutenzione biennale dell’impianto di illuminazione pubblica. Secondo la Dda, la nomina di Iannone non rispondeva a esigenze tecniche ma a logiche di consenso e controllo del territorio, rafforzando l’influenza del gruppo criminale su settori chiave dell’amministrazione.

In cambio, la rete riconducibile a Nuzzo avrebbe garantito sostegno politico ed elettorale a Pirozzi e ai suoi candidati. In altre conversazioni, il primo cittadino appare consapevole delle implicazioni della vicenda e invita Iannone alla prudenza, dato che stavano arrivando gli esposti. Esorta a “stare quieti”, dice in un incontro intercettato nell’ottobre 2020 con lo stesso Iannone e la moglie. Per i magistrati antimafia, si tratta di un tassello di un mosaico più vasto, in cui pubblica amministrazione, interessi privati e potere criminale si intrecciano in un equilibrio di favori, appalti e appoggi. Un sistema che, secondo l’accusa, mirava a consolidare la supremazia del clan Massaro sul territorio e a garantire protezione politica a chi, a vario titolo, ne traeva vantaggio. a trovare soluzioni anche in momenti di estrema crisi.

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