Le mani di 2 clan su Casalnuovo e Volla. Legami con i clan calabresi curati da ‘Giorgio Armani’

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Luigi Tammaro e Francesco Rea

CASALNUOVO – Pastore, patanaro, Luigi ’o milanese, ’o zio, addirittura Giorgio Armani. Tanti i soprannomi di Luigi Tammaro, esponente di spicco dell’omonima famiglia criminale (i Tammaro, a loro volta, sono conosciuti come i fruttivendoli), raggiunto due giorni fa da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito di un’inchiesta della Dda contro la mala operante a Casalnuovo e Volla. La sua è una figura centrale. I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, detenzione e porto di arma da sparo e tentate estorsioni aggravate in quanto commesse per favorire l’organizzazione malavitosa. Raggiunti dall’ordinanza anche Francesco Rea, detto ’o pagliesco, boss indiscusso dell’omonimo clan alleato ai Veneruso, Ferdinando La Gatta, uomo di fiducia dei Tammaro, Michele Benvenuto, che riscuoteva
le estorsioni e metteva a segno azioni violente, Gennaro D’Ambrosio, altro gestore delle estorsioni, Armando Tammaro, nipote di Luigi e ritenuto a capo del gruppo criminale.

La Direzione distrettuale antimafia ne è certa: “Luigi Tammaro era uno stretto collaboratore e consigliere del nipote Armando Tammaro con il quale condivideva le scelte strategiche del sodalizio, occupandosi, tra l’altro, dei rapporti con altre organizzazioni criminali, napoletane e calabrese nonché manteneva, attraverso la convivente Maria Fusco (indagata a piede libero), i rapporti con la famiglia del capoclan Francesco Rea detto ’o pagliesco, e in particolare con la compagna di quest’ultimo, si occupava, inoltre, di eseguire le estorsioni, avvicinando e minacciando le vittime e riscuotendo il pizzo”. Di Francesco Rea è stato già detto che riusciva a impartire ordini dal carcere attraverso un telefonino. Lo faceva, in particolare, quando c’era da trattare l’argomento estorsioni. Suo referente secondo l’accusa, sarebbe stato Armando Tammaro, sua longa manus in libertà. Con l’arresto di ’o pagliesco, lo scacchiere criminale della zona, secondo la Dda, sarebbe stato così composto: il clan Veneruso opera sul comune di Volla; il clan Tammaro opera su Casalnuovo per conto del clan Rea. La logica sarebbe quella di evitare il più possibile le contrapposizioni armate, così continuare a fare affari nei diversi settori di competenza, fino ad arrivare a stringere patti di “mutuo soccorso” in caso di difficoltà di uno dei gruppi o di conflitti con altri sodalizi.

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