Addio a Galeone, il ‘profeta’ di Bagnoli. Lo voleva Diego, in azzurro solo per 20 partite: “Non lo rifarei”

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Massimiliano Allegri e Giovanni Galeone

NAPOLI – Era nato a Napoli, sul mare di Bagnoli, il 25 gennaio 1941 ma era “friulano” nell’animo anche perché da giovanissimo si era trasferito a Trieste con la famiglia. L’inizio, per Giovanni Galeone, di un lungo peregrinare per l’Italia che gli frutta il nomignolo di “marinaio”. Il suo viaggio è finito ieri, a 84 anni, all’ospedale di Udine dove era ricoverato per una malattia che lo tormentava da lungo tempo. Sulla panchina del Napoli passò per una manciata di partite (20 prima dell’esonero) nella tragica stagione 1997-98, quella della retrocessione in B all’ultimo posto col minimo storico di punti, 14. “Andare dove neanche Mazzone era riuscito, è stato una follia e un errore di presunzione – disse anni dopo – È stata l’unica scelta che non rifarei in tutta la mia carriera”.

Ai tempi del Pescara era stato avvicinato da Maradona: “Lo incontrai a cena l’anno dopo il primo scudetto. Mi disse: “Deve essere il mio prossimo allenatore”. Ma alla fine non se ne fece niente anche se a Diego lo accomunava l’andare controcorrente, ad ogni costo. Nessun trofeo vinto ma quattro promozioni in Serie A: 2 con il Pescara (1986-87 e 1991-92), una con l’Udinese (1994-95) e una con il Perugia (1995-96). A Pescara – dove era chiamato “il Profeta” – gli anni più entusiasmanti della carriera. Le sue squadre erano contraddistinte dall’adozione del modulo 4-3-3 – un dogma – e da uno stile di gioco offensivo e spettacolare che lo ha fatto amare specialmente dai tifosi. Il suo “allievo” più celebre e sicuramente il più riconoscente è Max Allegri che spesso – anche recentemente quando è andato a trovarlo in ospedale a Udine lo ha indicato come figura fondamentale nella propria formazione calcistica. A lui devono molto anche Giampiero Gasperini e Marco Giampaolo. E Rino Gattuso che a 18 anni fu lanciato proprio da Galeone a Perugia.

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