NAPOLI – È un’ordinanza destinata a far discutere quella firmata dal sindaco Gaetano Manfredi, che impone una nuova stretta sulla “movida” partenopea. O, meglio, su una parte della movida. Dopo settimane di confronti negli organismi del Consiglio comunale e pressioni crescenti da parte dei residenti, Palazzo San Giacomo ha deciso di intervenire con misure rigide, mirate in particolare alle zone più problematiche del centro storico: via Domenico Capitelli, vico Quercia, vico II Quercia, via Nina Moscati, via Cisterna dell’Olio e i relativi vicoli. Il provvedimento, che avrà validità di due mesi a partire dalla pubblicazione, introduce limiti severi alla vendita e alla somministrazione di bevande. Dalle ore 22 alle 6 sarà vietato vendere o fornire per asporto alcolici e analcolici. È il punto che più di tutti sta sollevando polemiche, considerato che colpisce nel vivo l’attività dei “baretti”, cuore pulsante della movida napoletana, che proprio tra le 22 e le 2 concentrano la maggior parte degli incassi settimanali.
Alla base delle misure c’è la sconfitta giudiziaria del Comune con i residenti che hanno ottenuto il diritto a un risarcimento per gli eccessivi schiamazzi notturno. Per i locali, però, è una vera e propria mazzata. La chiusura anticipata imposta dall’ordinanza aggrava il quadro: dalla domenica al giovedì le attività dovranno abbassare le saracinesche entro le 00:30, mentre il venerdì e il sabato entro le 1:30, con una tolleranza di mezz’ora per la sistemazione degli spazi. La riapertura sarà possibile solo dalle 6 del mattino. Oltre alle limitazioni orarie, il testo prevede un rafforzamento dei controlli e l’avvio di un nuovo monitoraggio acustico nelle aree interessate. La ratio del provvedimento – spiegano da Palazzo San Giacomo – è “garantire un equilibrio tra le esigenze di socialità e il diritto al riposo dei residenti, tutelando la qualità della vita nelle zone a più alta densità di locali”.
Ma resta il dubbio sulla tenuta del provvedimento. Con il divieto di alcol e la chiusura anticipata, il rischio è che la movida si sposti in altre aree non soggette a restrizioni o, peggio, che si alimenti un circuito parallelo e abusivo. Manfredi difende la scelta parlando di “atto di equilibrio”, ma il fronte dei commercianti è già sul piede di guerra. Molti si preparano a impugnare l’ordinanza, definendola “una misura che scarica solo sui locali le colpe di una cattiva gestione della vivibilità notturna”. Una città, ancora una volta, spaccata tra chi invoca più regole e chi teme l’ennesima stretta sulla libertà di impresa e sul turismo notturno. E mentre i residenti sperano finalmente in notti più tranquille, gli operatori economici temono l’effetto opposto: una movida più disordinata e difficile da controllare. Anche perché il provvedimento riguarda solo alcune strade, generando una limitazione alla concorrenza nei confronti di altre aree, come i baretti di Chiaia, ad esempio, dove la vivibilità per i residenti non è certo migliore.



















