Quarto (Napoli), vendetta a colpi di pistola: arrestati due 15enni

In sella a uno scooter hanno esploso colpi di arma da fuoco contro la casa di un uomo in via Limata. L'inquilino aveva litigato con un loro parente.

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Sazione Quarto Marano, copyright WikiMedia Commons
Sazione Quarto Marano, copyright WikiMedia Commons

Spari contro la casa di un uomo per vendicare il suocero dopo una lite, un 15enne arrestato insieme al complice coetaneo. Quando il buio della sera si fa denso, non sono solo le ombre a farsi più lunghe. A volte, è la delinquenza ad avanzare, mascherata dietro volti troppo giovani per le azioni che compiono. Erano circa le 21:30 in via Limata, a Quarto, quando il rumore metallico e secco di due spari ha lacerato il relativo silenzio della sera.

Non un singolo colpo, ma due, esplosi in momenti distinti, con una distanza temporale sufficiente a instillare il terrore. Per un uomo che si trovava lì in quel momento, la sensazione è stata immediata e agghiacciante: quei proiettili, non importa quanto innocua fosse l’arma, erano diretti a lui. Era la violenza in forma non filtrata, un avvertimento o forse un’esecuzione mancata, interrotta solo dal caso.

Il cittadino, scosso e testimone involontario, ha immediatamente allertato il 112, consegnando ai carabinieri della tenenza di Quarto le prime, concitate, informazioni: due sagome su uno scooter bianco, fuggite subito dopo il frastuono. La macchina delle ricerche si è messa subito in moto. Dalla centrale operativa, la descrizione dello scooter bianco e dei suoi giovani occupanti è stata diramata a tutte le pattuglie in servizio.

In pochi minuti, i militari sono riusciti a intercettare le due ruote, dando il via a un inseguimento che ha trasformato le strade trafficate del centro di Quarto in uno scenario di rischio altissimo. E’ la scena che si ripete troppo spesso nelle periferie metropolitane: la fuga disperata di chi sa di aver commesso un errore fatale, il rombo di un motorino che sfreccia tra le auto e i pedoni, l’adrenalina che sovrasta il buon senso.

Pericolosamente, i due giovani piloti hanno cercato di far perdere le proprie tracce nel dedalo di strade. Per un momento, la velocità e l’audacia hanno avuto la meglio: le pattuglie, pur a un soffio, hanno perso il contatto visivo con lo scooter bianco. Ma la legge della strada, in questo caso, è stata superata dalla perseveranza dell’Arma. Nonostante l’eclissi momentanea, l’indagine è continuata con meticolosa attenzione.

I carabinieri hanno immediatamente fatto ricorso all’analisi delle telecamere di videosorveglianza installate lungo il percorso di fuga. Ogni fotogramma, ogni testimonianza raccolta sul posto, è diventato un indizio cruciale, un filo sottile che ha ricondotto la violenza della strada a un luogo che dovrebbe rappresentare rifugio: le case dei responsabili. Il dettaglio che più colpisce e che aggiunge una nota di profonda amarezza è l’età dei fuggitivi: appena 15 anni.

Una gioventù al crocevia, la cui vita è stata improvvisamente spezzata non da un destino avverso, ma da scelte compiute in una notte. Rintracciati nelle loro rispettive abitazioni, il contrasto tra l’atto criminale e la condizione di minorenne ha reso l’arresto un momento di grande gravità. La prova del reato, nel frattempo, è stata recuperata con la stessa minuzia. L’arma utilizzata per gli spari – una pistola a salve, privata del suo “tappo rosso” di sicurezza – era stata gettata con fredda lucidità in un cassonetto dei rifiuti.

Un gesto che testimonia la consapevolezza dell’azione illecita, ma anche la superficialità con cui si è tentato di cancellare le prove. Quella pistola, benché a salve, era stata modificata per apparire e agire come una minaccia credibile, divenendo un simbolo del travisamento della legalità. Per i due ragazzi, le accuse sono pesantissime e riflettono la gravità della loro condotta notturna: concorso in resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, per aver ingaggiato un pericoloso inseguimento, porto d’armi ed esplosioni pericolose.

Dopo essere finiti in manette, i due 15enni sono stati immediatamente trasferiti al centro di prima accoglienza dei Colli Aminei, dove la loro vicenda verrà analizzata e giudicata dalla magistratura minorile. Lì, in un ambiente protetto ma restrittivo, i due ragazzi si trovano ora a fare i conti con un futuro improvvisamente sospeso, costretti a riflettere sul peso di due colpi sparati nel buio di una sera, che hanno messo in pericolo la vita altrui e infranto irrimediabilmente la loro.

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