NAPOLI – Due inchieste, due contesti investigativi diversi, due ruoli che sembrano capovolgersi ma che finiscono per intrecciarsi nella stessa storia giudiziaria. Nell’indagine condotta dai carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna compaiono nei panni, rispettivamente, di estorsore e vittima; in quella portata avanti dai carabinieri di Caserta, invece, che ha già determinato una condanna e un rinvio a giudizio, si trovano dalla stessa parte della barricata: cioè da quella degli imputati. Parliamo di Giuseppe Di Tella, detto Mattone, e Biagio Francescone.
Il primo ha incassato in Appello un verdetto pesante: 7 anni e 2 mesi di reclusione per associazione mafiosa ed estorsione. L’attività investigativa – trovando d’accordo i giudici di primo e secondo grado – avrebbe dimostrato la sua appartenenza alla cosca Schiavone, quando a guidarla era Giovanni Della Corte, alias Cucchione. Di Tella avrebbe fatto da estorsore, autista e guardaspalle proprio a Della Corte, dando anche disponibilità a mettere in piedi un progetto per una piantagione di marijuana. Se c’è già sentenza d’Appello per Di Tella
è perché, dopo essere stato raggiunto dal giudizio immediato, aveva scelto il rito abbreviato. Ha preferito l’ordinario, invece, Francescone. Per lui nelle scorse settimane c’è stata la requisitoria della Dda, che ha invocato, dinanzi al Tribunale di Napoli Nord, una condanna a 4 anni e 8 mesi. Per quale reato? Estorsione. Cioè la stessa ipotesi di reato che avrebbe subito dai Russo e da Di Tella.
Nello specifico, riferendoci all’inchiesta dei carabinieri di Caserta, Della Corte avrebbe dato direttiva ai suoi uomini di pretendere denaro da imprenditori originari della provincia di Napoli, ma ben radicati nell’area dell’Agro aversano, impegnati nella costruzione di capannoni (si tratta degli degli stessi imprenditori per i quali Francescone stava facendo lavori a Polvica e a Gricignano). E per arrivare a questi uomini d’affari sarebbe stato ‘usato’ Francescone. Quest’ultimo, secon- do la Dda, avrebbe fatto da ‘consulente’ di Della Corte, facendosi portavoce delle sue minacce agli imprenditori. Vicenda che si sarebbe consumata nell’aprile 2020.


















