MELITO – Un’udienza preliminare che ha riservato un colpo di scena nel nuovo maxi-processo contro il clan Amato-Pagano. Prima ancora che la Direzione distrettuale antimafia prendesse la parola per illustrare la requisitoria, dieci degli imputati hanno deciso di ammettere le proprie responsabilità, depositando in alcuni casi anche un memoriale scritto. Una scelta che sembra avere una precisa valenza strategica, volta a ottenere eventuali benefici in termini di riduzione della pena nel corso del giudizio. A optare per la confessione sono stati Pasquale Furiano, Salvatore Sarnataro, Enrico Bocchetti, Raffaele Capasso, Gennaro Liguori, Maurizio Errichelli, Domenico Romano, Gennaro Gallucci, Gaetano Pezzella e Giuseppe Aruta. Si tratta per lo più di membri di rango intermedio, alcuni dei quali erano già noti alle cronache per il loro coinvolgimento nelle attività criminali del clan. Rimangono invece silenti alcuni presunti esponenti di vertice, tra cui spicca Debora Amato, figlia di Rosaria Pagano, storica capoclan, e del defunto Pietro Amato.
La posizione di questi soggetti, considerati figure centrali dell’organizzazione criminale, sarà determinante per l’esito complessivo del processo e per la valutazione delle pene da parte della Dda. Nei prossimi giorni, infatti, la Dda formulerà le richieste di pena. L’attenzione sarà concentrata sulla coerenza delle confessioni rispetto agli atti investigativi, nonché sull’eventuale riconoscimento di circostanze attenuanti, riduzioni di pena o sconti derivanti dalla collaborazione giudiziaria. Le difese, coordinate da avvocati di esperienza tra cui Dello Iacono, Spina, Saccomanno, Senese, Rizzo, Geraci, Di Lorenzo e Caiafa, avranno il compito di contestare l’impianto accusatorio, ritenuto finora solido, e di cercare elementi in grado di ridurre l’impatto delle accuse sui propri assistiti. La strategia delle di- fese sarà quindi quella di analizzare nei dettagli le confessioni e il materiale probatorio raccolto negli anni di indagini.


















