Casal di Principe, condanne annullate per le Bidognetti: il processo torna in Corte d’Appello

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Teresa Bidognetti, Katia Bidognetti e Giosuè Fioretto

CASAL DI PRINCIPE – Si erano rivolti alla Cassazione per provare ad ottenere l’annullamento della condanna incassata in appello. E alcuni degli imputati che hanno intrapreso la strada della Suprema corte sono riusciti nel loro intento. Parliamo dell’ultimo grado del processo nato dall’inchiesta della Dda tesa a colpire le cosche Schiavone e Bidognetti del clan dei Casalesi. Ieri sera gli ‘ermellini’ hanno disposto l’annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio a un’altra sezione per le sorelle Katia e Teresa Bidognetti, figlie del boss Francesco, alias Cicciotto ‘e mezzanotte.

Le due rispondono di ricettazione (per la Dda hanno preso lo ‘stipendio’ del clan). Torneranno dinanzi alla Corte partenopea anche le posizioni di Francesco Cerullo, 47enne, di Casale, Giosuè Fioretto, 62enne, ex cognato di Cicciotto, entrambi accusati di associazione mafiosa, Marco Alfiero, 40enne, che risponde di estorsione, Franco Bianco, 52enne, e Giuseppe Di Tella, 54enne di Casal di Principe, a cui viene contestata l’associazione. Ad assisterli gli avvocati Maurizio Capozzi, Carlo De Stavola, Elisabetta Carfora, Generoso Grasso, Pasquale Diana e Michele Basile. La decisione del rinvio è determinata da esigenze, ravvisate dalla Cassazione, di rivedere il trattamento sanzionatorio o per esclusioni di aggravanti. Destino diverso per altri 5 imputati: no dalla Suprema corte ai ricorsi presentati per Clemente Tesone, 58enne di Parete, Giovanni Stabile, 28enne di Giugliano, Salvatore De Falco, 50enne di Casale, Felice Di Lorenzo, 69enne di Aversa, che avevano concordato già in Appello, e Falco Onorato, 31enne.

Le loro pene incassate in Appello sono diventate irrevocabili. Tesone, Stabile e De Falco hanno ottenuto a testa 4 anni, 5 mesi e 10 giorni, 3 anni e 4 mesi per Di Lorenzo e 5 anni per Falco Onorato. Ad assisterli rispettivamente i legali Fabio Della Corte, Michele Basile, Nicola Leone, Giovanni Sibilio e Mario Griffo. L’indagine che è approdata ieri in Cassazione sfociò nelle misure cautelari nel novembre 2022, il marzo successivo fece scattare il decreto di giudizio immediato per 39 imputati, a dicembre dello stesso anno la sentenza per chi scelse di affrontare il processo con rito abbreviato (26 condanne), lo scorso febbraio per chi di loro aveva presentato ricorso è arrivata anche la sentenza d’appello e ora c’è la Suprema Corte.

Il lavoro dei carabinieri di Caserta e di Aversa fu teso a tracciare la perdurante operatività della cosca Schiavone quando a guidarla, con i figli di Sandokan ‘fuori gioco’ da pentimenti e arresti, c’era Giovanni Della Corte, alias Cucchione, e quella Bidognetti gestita da Gianluca
Bidognetti Nanà, ora in cella al 41 bis. Proprio Nanà, stando alla tesi dell’accusa, riusciva a dettare la linea ai suoi uomini mentre era recluso nell’alta sicurezza nella prigione di Terni sfruttando cellulari che entravano clandestinamente in prigione. A seguito delle misure cautelari del 2022, si registrarono due importanti collaborazioni con la giustizia: quella di Vincenzo D’Angelo detto Biscottino, marito di Teresa Bidognetti, e Antonio Lanza er Piotta, ex capozona di Lusciano.

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