La violenza giovanile piaga della città. A Napoli un terzo degli omicidi minorili consumati e tentati d’Italia

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Rissa a Piazza Dante

NAPOLI – La violenza giovanile si conferma una delle emergenze sociali più pressanti per il capoluogo campano. Le piazze e le aree della movida, da piazza Dante ai Quartieri Spagnoli, sono divenute teatro di una spaventosa escalation di risse e aggressioni, che coinvolgono sempre più spesso minori e adolescenti. Il fenomeno è caratterizzato da una brutalità gratuita e dalla sistematica facilità con cui i ragazzi ricorrono all’uso delle armi bianche. Liti banali per motivi di territorio, di sguardo o per questioni sentimentali degenerano rapidamente in accoltellamenti gravi, come dimostrato dai recenti casi che hanno visto coinvolti giovanissimi di appena 14 anni. Secondo i dati del ministero dell’Interno – Servizio Analisi Criminale la situazione è allarmante: i rapporti tracciano un trend da brivido.

La città metropolitana di Napoli detiene il triste primato nazionale per quanto riguarda la criminalità minorile violenta. Tra il 2004 e il 2022,
nell’area metropolitana sono stati addebitati ai minori ben 264 omicidi e 742 tentati omicidi. Napoli sovrasta le altre aree metropolitane, registrando oltre un terzo (circa il35%) degli omicidi e tentati omicidi minorili avvenuti in Italia. Sebbene il numero complessivo di minori denunciati e arrestati nella Città Metropolitana di Napoli abbia registrato un trend in decrescita nel lungo periodo, confermato da un decremento del -15,33% tra il 2022 e il 2023, restano critici i dati sui reati più violenti.

In sostanza a fronte di un calo nelle segnalazioni per rissa e percosse, si registrano incrementi significativi in reati che indicano una maggiore gravità dell’azione, come le lesioni dolose e la minaccia. A differenza di altre grandi città italiane (come Milano o Torino) dove la criminalità minorile può essere interclassista o legata a problemi di integrazione migratoria, a Napoli il fenomeno è quasi esclusivamente indigeno e concentrato in contesti di disagio socio-economico e sottoproletariato. La criminalità minorile a Napoli è strettamente legata a una “periferia sociale” che persiste anche nel cuore del centro storico, in un intreccio inestricabile con la questione urbana.

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