Parigi (Francia), 14 mag. (LaPresse/AFP) – Sono in stato di fermo da domenica tre persone vicine a Khamzat Azimov, l‘assalitore che sabato ha aggredito dei passanti con un coltello nel quartiere dell’Opera di Parigi, uccidendo un 29enne e ferendo quattro persone prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia.
Si tratta dei genitori e di un amico 20enne, che sono stati fermati per accertare se Azimov abbia beneficiato dell’aiuto di complici: le camere che la famiglia del giovane affittava in un appartamento di Parigi sono state perquisite, senza particolari risultati; l’amico 20enne, invece, è stato fermato a Strasburgo, dove la famiglia di Azimov ha vissuto diversi anni prima di arrivare a Parigi. Nella perquisizione nel suo appartamento è stato sequestrato un computer.
“Azimov e lui “erano sempre insieme al liceo e fuori”, hanno raccontato ad AFP degli ex compagni, spiegando che, musulmani entrambi, amavano “video-giochi e sport”.
L’autore dell’attacco, rivendicato dall’Isis, non aveva precedenti giudiziari, ma questo francese di 20 anni originario della Cecenia dall’estate del 2016 era schedato in un fascicolo S per la ‘sicurezza dello Stato’ in quanto radicalizzato.
Una fonte vicina all’inchiesta, inoltre, ha riferito che Azimov “un anno fa era stato ascoltato dalla sezione anti-terrorismo perché conosceva un uomo che aveva legami con qualcuno che era partito per la Siria”.
Tutto questo ha rilanciato lunedì il dibattito politico dal momento che la Francia dal 2015 è stata colpita da un’ondata di attentati jihadisti che hanno provocato 246 morti, compresa la vittima di sabato.
La leader del Front national, Marine Le Pen, afferma che i dossier S “non servono a niente; mentre il ministro dell’Interno, Gerard Collomb, afferma sul giornale CNews che “su un tema così grave è poco responsabile alimentare divisioni e passioni con proposte demagogiche”.