Bergamo, 16 mag. (LaPresse) – I militari del comando provinciale della guardia di finanza di Bergamo, coordinati dalla Procura, hanno scoperto e disarticolato un’associazione a delinquere attiva nel territorio della bassa bergamasca e con propaggini anche in provincia di Milano e Brescia, portando alla luce un giro milionario di fatture false e di riciclaggio nel settore edile.
L’attività investigativa condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bergamo, sotto la direzione del pubblico ministero Davide Palmieri, si è conclusa dopo un anno d’indagini con l’emissione di 15 misure cautelari, a firma del gip di Bergamo Ilaria Sanesi. Sono 4 le persone finite in carcere e 11 quelle raggiunte da provvedimenti quali il divieto di esercitare impresa e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati oltre 330mila euro, tra denaro contante e disponibilità su conti correnti.
L’organizzazione criminale è accusata di aver costituito una fitta rete di società ‘cartiere’, tutte intestate a prestanome, 7 con sede dichiarata in Italia e 6 in Slovenia, create allo scopo di emettere fatture false. Documenti riferiti a operazioni inesistenti annotati in contabilità da 15 società, operanti nel settore edile, che in tal modo si sono create costi fittizi, evadendo imposte dirette e Iva per oltre 11 milioni di euro.
Inoltre, i finanzieri hanno scoperto che le società riconducibili al sodalizio sono servite anche per assumere, solo sulla carta, numerosi dipendenti, avviati a lavorare per altre società, che hanno potuto usufruire di manodopera a basso costo, non avendo assunto i lavoratori e non dovendo quindi sostenere per loro i relativi oneri fiscali e previdenziali, rimasti in capo alle cartiere.
Queste ultime, però, attraverso un meccanismo di false compensazioni, anche in questo caso, non hanno versato nè contributi nè imposte per i dipendenti, con un’evasione di oltre 5 milioni di euro.
Le indagini, condotte anche attraverso intercettazioni ambientali, l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e accertamenti bancari, hanno consentito l’identificazione dei complici dell’organizzazione che, a vario titolo, sono accusati di averne agevolato l’attività illecita.
In particolare, sono stati individuati sia coloro che, dietro compenso, hanno acconsentito di figurare quali intestatari delle società cartiere, sia coloro che sono stati impiegati nell’attività di riciclaggio dei proventi delle fatture false.
Questi ultimi, in particolare, attraverso quotidiani prelievi di denaro contante dai conti correnti societari sui quali sono confluiti i pagamenti delle false fatture, provvedevano a restituire l’importo al beneficiario del documento fiscale, decurtato di una percentuale di circa il 20%, costituente il provento illecito per l’organizzazione criminale.
I finanzieri, attraverso pedinamenti e videoriprese e grazie a una telecamera nascosta in un ufficio di Treviglio, base operativa dell’organizzazione, hanno ricostruito le operazioni di prelievo del denaro in banca, di conteggio e della restituzione dei soldi agli imprenditori.