MILANO (Ciro Iavazzo) – Fatture false ed evasione fiscale, un business che andava a rimpolpare le casse della ‘ndrangheta. Investimenti su un filo diretto fra Milano e la Romania scoperto dalla Dda e dalla polizia tributaria che ha portato all’arresto di otto persone. Fra di loro, sei in carcere e due ai domiciliari, c’è anche Bruno Crea, cognato del presunto boss Alvaro Natale al quale sarebbe stata destinata una fetta dei guadagni illeciti del business delle fatture false. Sigilli anche ad un bar nei pressi del Pirellone a Milano.
Oltre otto milioni incassati illecitamente
Un bottino mostre quello che secondo la Dda e la polizia tributaria ha intascato la cosca criminale. Ben otto milioni e seicentomila euro grazie all’evasione fiscale attraverso le fatture false. Gli otto finiti in manette sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari, reato aggravato dall’agevolazione mafiosa. Ma non c’era solo l’evasione fiscale nel mirino del gruppo sgominato dalle forze dell’ordine. A quanto pare, stando agli inquirenti, la banda stava infatti cercando di realizzare anche un’attività di smaltimento illecito di rifiuti, un ‘lavoro’ che avrebbe fruttato alla cosca altre decine di milioni di euro, fermato in tempo dall’intervento della Dda.
I lagami con la ‘ndrangheta calabrese
Ad alcuni, l’associazione a delinquere è stata aggravata dal favoreggiamento della cosca criminale capeggiata, per la Dda, da Alvaro Natale, attiva nel territorio di Reggio Calabria (Sinopoli San Procopio). Fra gli otto arrestati, come detto, il cognato del presunto capo clan, Bruno Crea. Al boss, per gli investigatori, sarebbe stata destinata una grossa fetta dei proventi illeciti delle fatture false e dell’evasione fiscale. C’è da capire adesso l’effettivo legame fra la presunta associazione a delinquere sgominata nel capoluogo lombardo e gli effettivi e precisi collegamenti con la criminalità organizzata calabrese.