Microcriminalità, l’offensiva dello Stato: occhi elettronici e fondi per blindare le città

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ROMA – Una guerra a bassa intensità, combattuta ogni giorno nei vicoli dei centri storici, nelle periferie dormitorio e nei parchi pubblici. È il flagello della microcriminalità, un fenomeno pervasivo che, pur non salendo agli onori delle cronache nazionali con la stessa eco dei grandi delitti, erode la qualità della vita, alimenta un senso di insicurezza costante e mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Scippi, borseggi, spaccio al dettaglio, atti di vandalismo, furti in appartamento: una litania di reati predatori che trasforma la quotidianità in un percorso a ostacoli, dove la paura diventa un’abitudine. È a questo nemico invisibile ma tangibile che il Viminale ha deciso di dichiarare guerra, annunciando oggi, 1° dicembre 2025, lo sblocco di un maxi-finanziamento destinato ai Comuni italiani per il potenziamento della sicurezza urbana.

L’iniziativa, attesa da tempo da amministratori locali e comitati di quartiere esasperati, rappresenta una svolta strategica. Non si tratta di un intervento a pioggia, ma di un piano mirato che punta sull’implementazione di infrastrutture tecnologiche di ultima generazione. Il cuore del progetto è la creazione di una rete capillare di videosorveglianza intelligente. Non semplici telecamere, ma sistemi ad alta definizione, dotati di software per l’analisi video in tempo reale, in grado di segnalare movimenti sospetti, assembramenti anomali o l’abbandono di oggetti. A questi si affiancheranno i lettori di targhe, posizionati nei punti di accesso strategici delle città, per intercettare veicoli rubati o segnalati.

Il piano prevede che i fondi vengano utilizzati dai Comuni per avviare l’installazione di questi “occhi elettronici” in stretta sinergia con le Prefetture e le Forze dell’Ordine. L’obiettivo è creare delle sale operative interforze, dove i flussi video della Polizia Locale, dei Carabinieri e della Polizia di Stato possano convergere, garantendo un presidio del territorio più efficace e tempi di reazione drasticamente ridotti. Un furto segnalato da un cittadino potrebbe essere incrociato in pochi istanti con le immagini delle telecamere di zona e con i dati dei lettori di targa, permettendo di tracciare la via di fuga dei malviventi.

Una delle sfide più delicate, su cui il Ministero ha voluto fornire ampie rassicurazioni, è quella della privacy. L’intero sistema, viene specificato, dovrà operare nel pieno rispetto del GDPR e della normativa nazionale sulla protezione dei dati. L’accesso alle immagini sarà strettamente regolamentato e consentito solo a personale autorizzato per finalità di pubblica sicurezza. I dati verranno conservati per un periodo di tempo limitato, come previsto dalla legge, e ogni operazione sarà tracciata per prevenire abusi. Il Garante per la Privacy sarà coinvolto nel monitoraggio dell’applicazione di questi protocolli.

Questa offensiva tecnologica non è solo una risposta repressiva, ma vuole essere un’azione concreta per rafforzare il patto di fiducia tra lo Stato e i suoi cittadini. Reclamare la sovranità su piazze, parchi e strade significa restituire spazi di socialità e libertà alla comunità. L’investimento, che ammonta a diverse centinaia di milioni di euro su scala nazionale, è un segnale potente: la sicurezza urbana, intesa come diritto a vivere il proprio quartiere senza timore, torna ad essere una priorità strategica. La sfida ora passa ai sindaci, che avranno il compito di tradurre i finanziamenti in progetti concreti, per costruire città non solo più sorvegliate, ma soprattutto più sicure, vivibili e resilienti.

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