TUTTI I NOMI E FOTO. Scacco al clan Licciardi: 22 arresti. Il gruppo nelle mani di Paolo Abbatiello

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Paolo Abbatiello, Gennaro Cannavacciuolo e Carmine Esposito

NAPOLI – Le mani dei clan sugli alloggi popolari e sul recupero dei crediti. Blitz all’alba di ieri dei carabinieri. Un duro colpo per i Licciardi della Masseria Cardone a Secondigliano. 22 misure cautelari. Sotto ai riflettori della Procura lo storico pilastro dell’Alleanza di Secondigliano: 19 arresti in carcere (tra cui 5 già detenuti) e tre ai domiciliari. Gli investigatori hanno pochi dubbi: il potere del clan arrivava a imporre tangenti persino sulle frodi informatiche (phishing) e a controllare gli accessi negli alloggi popolari. Un episodio specifico ha riguardato l’imposizione di una tangente a una famiglia della zona Piscinola-Marianella per non perdere la propria casa popolare, come sottolineato dal procuratore aggiunto Sergio Amato. L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri, ha anche rivelato la preoccupante tendenza di alcuni imprenditori a rivolgersi alla camorra per il recupero crediti, invece di denunciare. Gli inquirenti spiegano che l’indagine fotografa le dinamiche e le relazioni della famiglia Licciardi dopo l’arresto del capo famiglia Maria Licciardi, soprannominata la ‘piccerella’, avvenuto il 7 agosto 2021, e l’uscita dal carcere del luogotenente Paolo Abbatiello il 10 luglio 2021. Da quel momento lo scettro del comando sarebbe passato nelle mani di Abbatiello. Un impero enorme quello controllato dai Licciardi. Non solo. Il Nucleo Investigativo, nel corso dell’indagine, documenta la struttura verticistica del gruppo, che manteneva inoltre una rete di collegamenti con cosche storiche come i Mazzarella e i Russo dell’area nolana.

L’inchiesta si chiama Malachim perché ruota attorno alla rete di emissari, portavoce e ‘messaggeri’ che (anche colloquiando tranquillamente al telefono con persone detenute) hanno garantito la continuità del clan dopo l’arresto di Maria Licciardi. Dal mese di marzo 2022 iniziavano le operazioni di monitoraggio di Luigi Esposito, personaggio legato fortemente ad Paolo Abbatiello, al quale sarebbe stato affidato un ruolo operativo all’interno della famiglia. Sempre secondo le forze dell’ordine, dal monitoraggio di Luigi Esposito emergeva inoltre la figura del nipote Giovanni Strazzullo, quest’ultimo risultava fondamentale per l’acquisizione di informazioni in merito alle dinamiche associative del gruppo denominato “abbascMiano” e i conseguenziali rapporti di forza creatisi all’interno del rione “Don Guanella” con il clan Licciardi. La seconda fase dell’indagine documentava l’egemonia di Paolo Abbatiello nel clan ed il suo rapporto con i presunti affiliati, identificati in Luigi Esposito, Salvatore Sapio, Giuseppe Lucarelli, Raffaele Cardamone, Giuseppe Pellegrino, Gennaro Cannavacciuolo, Gennaro Esposito, Salvatore Montanino, Giuseppe Pellegrino, Giovanni Esposito, Luigi Damasco, Giuseppe Celentano, Luca Gelsomino.

Secondo le indagini dell’Arma, tra questi emergeva la figura di Salvatore Sapio, nipote di Paolo Abbatiello, uomo di fiducia con ruolo operativo all’interno del clan. A Luigi Esposito e Salvatore Sapio (che sarebbero stati agevolati in alcune circostanze dalle rispettive compagne Martina Ferrara e Vincenza Russo, entrambe incensurate) venivano affidate da Abbatiello la direzione e l’esecuzione operativa di diverse estorsioni messe in atto dal clan, anche ad imprenditori, commissionati da soggetti coinvolti nella inchiesta giudiziaria come Maurizio
Attrattivo e Gianluca Cafarelli. Due imprenditori, che gli inquirenti indicano come svincolati dalle dinamiche criminali e certamente non legati al clan, ma che si sarebbero “giovati nella loro attività imprenditoriale del potere del clan Licciardi e in particolare di Paolo Abbatiello”.

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