NAPOLI – L’operazione condotta da carabinieri e Direzione distrettuale antimafia contro il clan Licciardi ha rivelato la pervasività della cosca sul territorio, svelando episodi che raccontano l’egemonia in quattro zone della città: la Masseria Cardone, il rione Don Guanella, il rione Berlingieri e il Vasto. Durante la conferenza stampa in Procura, alla presenza del procuratore capo Nicola Gratteri e del comandante provinciale dei carabinieri Biagio Storniolo, sono emersi dettagli su episodi estorsivi per recuperare non solo denaro, ma consensi tra la popolazione e controllare il territorio. È stato documentato il caso di un imprenditore che, sollecitato a pagare il ‘pizzo’ dai Licciardi,
ha cercato aiuto presso il clan Mazzarella.
Tuttavia, i Mazzarella, in un’ottica di spartizione e rispetto delle aree d’influenza, hanno di fatto legittimato la richiesta avanzata dai rivali di Secondigliano. Non è tutto. La gestione degli alloggi popolari è uno dei punti focali nell’inchiesta: in un caso emblematico, una famiglia sarebbe stata costretta a versare una tangente per conservare la casa che le era stata regolarmente assegnata, come specificato dal procuratore aggiunto Sergio Amato.
Il procuratore Nicola Gratteri ha spiegato che “il controllo degli alloggi popolari permettere di gestire il territorio. In sostanza stabilire a chi vanno, significa gestire il potere. È tipico del comportamento mafioso. Le famiglie che sono state favorite dal clan, quando sarà il momento di votare sceglieranno chi viene indicato dalla camorra. Gestire il territorio”. Tra i destinatari delle misure cautelari figura Paolo Abbatiello, indicato dagli inquirenti come il reggente che aveva assunto la guida del clan dopo l’arresto della storica boss Maria Licciardi.




















