CASAPESENNA – Il flusso di denaro che dall’Italia arrivava in Romania: parte di questo tragitto era già stato intercettato dalla Dia. Ma ora che Nicola Inquieto, il principale gestore di quel traffico di soldi sporchi, sta collaborando con la giustizia, gli investigatori dell’Antimafia avranno l’opportunità di individuare gli altri soggetti che reggevano il sistema di investimenti attivato dal clan Zagaria, un sistema che, probabilmente, andava (e va) oltre la Transilvania. Non solo ‘estero’.
Nicola Inquieto – se il suo pentimento proseguirà e si rivelerà genuino – rappresenterà anche l’occasione per provare a fare chiarezza tra chi, in provincia di Caserta, rappresentava e rappresenta il cerchio magico del boss Michele Zagaria Capastorta e dei suoi eredi mafiosi. E nell’iniziare a declinare questa struttura, tra le informazioni che la Dda di Napoli ha deciso di non coprire, è spuntato il nome di Giuseppe, il fratello di Nicola. L’indagine che coinvolse quest’ultimo – sfociata nel blitz a Pitesti nel 2018 – aveva fatto scattare l’arresto cautelare anche per Giuseppe, ma l’accusa di associazione mafiosa non resse in aula: nel 2019 è stato assolto, con rito abbreviato, dal Tribunale di Napoli.
Ecco i primi verbali. Il tesoriere di Zagaria rompe il silenzio:…
Adesso Nicola Inquieto ha raccontato ai pm Maurizio Giordano e Andrea Mancuso che proprio Giuseppe, in linea con quanto ipotizzava
l’accusa, avrebbe agito da prestanome di Michele Zagaria. Tra il 2006 e il 2007, in occasione di uno dei suoi rientri dalla Romania – dove ormai si era stabilizzato investendo i soldi del clan – incontrò il padrino di Casapesenna. E il boss gli disse, stando al racconto del pentito, che
il fratello Giuseppe doveva chiudere il capannone che conduceva come fabbro perché per lui aveva altri progetti.
Quali? Zagaria aveva intenzione – ha riferito Nicola Inquieto – di far rilevare a Giuseppe Inquieto la ditta Aurora Service, che fino a quel periodo era stata gestita da Generoso ‘Gerry’ Restina, uno dei vivandieri che il mafioso aveva usato nel corso della sua latitanza (anche lui è un collaboratore di giustizia). E voleva che Giuseppe Inquieto fosse affiancato nella contabilità di quella società da Amalia Abate.
In quell’arco temporale, ha chiarito il neo pentito, Zagaria effettivamente allontanò Restina e affidò l’Aurora Service a Giuseppe Inquieto. Quest’ultimo e la moglie, secondo il narrato di Nicola, ricevevano uno stipendio per questa ipotizzata attività di ‘prestanome’, mentre gli utili della società sarebbero andati direttamente a Zagaria.
Nicola Inquieto ha anche raccontato – a dimostrazione delle presunte ingerenze del boss nella galassia Jambo – che Zagaria fece assumere un suo zio presso un distributore di benzina presente nel centro commerciale. Queste prime dichiarazioni sono state depositate dalla Procura generale di Napoli nell’ambito del processo di secondo grado nato dall’inchiesta Jambo. Logicamente le informazioni di Nicola Inquieto non rappresentano verità assolute: quanto detto, anche sul fratello, dovrà essere valutato e riscontrato. Il dato certo, ad oggi, resta l’assoluzione già incassata da Giuseppe Inquieto.





















