
Cosa succederebbe se lo facesse un parlamentare di Fratelli d’Italia o della Lega? Possiamo immaginarlo. Ma siccome lo fa Matteo Renzi, quello che avrebbe dovuto lasciare la politica nel 2016, dopo la sonora sconfitta al referendum, nessuno fiata. O meglio, quasi nessuno. Perché il Fatto Quotidiano, quotidiano diretto da Marco Travaglio, con un articolo a firma di Gianluca Ferrara (Senatore della Repubblica del M5S, Vicepresidente del gruppo al Senato e delegato Italiano all’Assemblea), oggi riporta la notizia dell’ingresso del leader di Italia Viva, ex Presidente del Consiglio e attuale Senatore della Repubblica, nel consiglio di amministrazione della società israeliana Enlivex.
La notizia ha immediatamente rilanciato il dibattito sull’opportunità che un rappresentante delle istituzioni italiane possa assumere ruoli retribuiti in società straniere. La questione è ritenuta particolarmente delicata, considerando che la società proviene da un Paese, Israele, che è oggetto di procedimenti giudiziari internazionali.
Ferrara solleva un interrogativo centrale: come può il senatore Renzi trattare la questione palestinese se è pagato da un’azienda israeliana? L’articolo mette in discussione l’opportunità politica e morale di tale incarico. Si sostiene che, a fronte delle enormi difficoltà nazionali, un parlamentare dovrebbe dedicare il proprio tempo, le proprie energie e il proprio impegno esclusivamente alle istituzioni italiane, anziché sedere nei consigli di amministrazione di aziende estere, con compensi molto elevati e responsabilità che rischiano di sovrapporsi alla sfera politica.
L’autore ricorda che non è la prima volta che Renzi accetta incarichi controversi, citando ruoli di consulenza assunti in passato legati all’Arabia Saudita. In quella circostanza, Renzi lodò addirittura il principe Bin Salman come artefice di un “nuovo Rinascimento”, un’espressione definita “surreale” poiché arrivava in un momento in cui diversi rapporti internazionali indicavano Bin Salman come il mandante dell’uccisione e smembramento del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita di Istanbul.
Il Fatto Quotidiano menziona l’iniziativa legislativa intrapresa dall’autore stesso nel 2021, con il deposito di un disegno di legge volto a impedire che i parlamentari possano lavorare per governi esteri, fondi sovrani o aziende straniere. La proposta si basa sul principio di buon senso: se si è eletto dal popolo italiano, si lavora per l’Italia; se si desidera lavorare per potenze straniere, si deve lasciare il Parlamento e operare da privato cittadino.
Secondo l’articolo, questa è una regola necessaria di trasparenza e decoro istituzionale, in quanto chi rappresenta l’Italia deve essere libero da condizionamenti esterni e lavorare esclusivamente nell’interesse del Paese. L’autore conclude con una provocazione retorica, sottolineando che un senatore della Repubblica non è un libero professionista qualsiasi e che la politica ha il dovere di dare un segnale di credibilità per contrastare l’astensionismo elettorale.
Viene poi da chiedersi se Renzi ingaggerà anche un interprete, per farsi comprendere, o se si affiderà alla conoscenza dell’inglese che lo ha fatto diventare un idolo dei social, protagonista indiscusso dei meme politici.





















