PALERMO (Gennaro Scala) – “L’attack nei catenacci, senza passare ordini a nessuno”. Era questo il primo avvertimento. Controllo del territorio, prevaricazione, messaggi violenti. In una parola: mafia. E’ stato grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche che 11 persone che rispondono, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, sono finite in manette a margine della maxioperazione della squadra mobile di Palermo e del reparto prevenzione crimine.
Cento uomini per il blitz antimafia
Cento uomini per smantellare quello che viene ritenuto il nucleo del gruppo della Noce. Altri sette indagati, tra cui figurano numerosi incensurati, non sono stati raggiunti da misure cautelari. In manette è finito Giovanni Musso, 48 anni, ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale. Raggiunti da provvedimento anche Giovanni Di Noto, 44 anni; Massimo Maria Bottino, 49 anni. Tra gli altri associati figurano Calogero Cusimano, 57 anni; Cristian Di Belli, 30 anni; Fabio La Vattiata, 42 anni; Salvatore Maddalena, 42 anni; Saverio Matranga, 40 anni; Nicolò Pecoraro, 26 anni; Salvatore Pecoraro, 55 anni. L’unico per cui sono stati disposti i domiciliari è il 48enne Giulio Vassallo, accusato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Dalle indagini è emerso come i vertici della famiglia mafiosa “esercitassero il controllo del territorio con il sistematico tentativo di imposizione del pizzo” spiegano gli inquirenti.
La festa del Sacro Cuore per raccogliere soldi per i detenuti
Erano riusciti persino a organizzare una festa religiosa, quella del Sacro Cuore di Gesù, pensata con il fine di racimolare più soldi possibile da dirottare ai ‘picciotti’ detenuti e al sostegno delle loro famiglie. Controllo del territorio esercitato con metodi violenti, dicevamo. “Non esiste proprio, dice: mio fratello ha ancora un mare di debiti”. E’ quanto riferisce un indagato all’altro senza sapere che le telecamere e i microfoni della polizia lo stavano intercettando. La risposta è perentoria, senza mezzi termini. “Vabbè, allora noialtri gli scassiamo tutte cose […] Venerdì gli andiamo a sparare nella vetrina, così capisce”. Pizzo totale, tra sacro e profano. Emerge anche che gli ambulanti che lavoravano durante la festa rionale erano costretti a versare al gruppo l’intero ricavato delle vendite.