CASERTA – La tarda serata di venerdì ha visto nuovamente intervenire i Vigili del Fuoco nel rione delle palazzine popolari di parco dei Fiori di via Falcone, a seguito dell’incendio doloso di una vettura. Una Fiat 500 L di proprietà della famiglia Coppola è stata data alle fiamme, un episodio che ha riacceso l’allarme e la preoccupazione tra i residenti, segnando il secondo evento di questo tipo nel giro di pochi mesi nello stesso quartiere. Sull’accaduto stanno indagando gli agenti della Questura di Caserta, i quali mantengono il massimo riserbo data la delicatezza del contesto in cui si è verificato l’atto. Le fiamme sono state domate dai pompieri, ma l’episodio ripropone interrogativi inquietanti sul clima teso che si respira in alcune aree del capoluogo casertano, spesso teatro di interessi illeciti e contrasti tra diverse fazioni criminali.
Questo recente incendio non è un caso isolato. Soltanto lo scorso mese di giugno, infatti, si era verificato un episodio analogo nel medesimo rione, quando a essere presa di mira fu una vettura riconducibile alla famiglia Rondinone. In quel caso, una Smart di proprietà della fidanzata di uno dei figli di Antonio Rondinone (oggi defunto) e la Fiat Panda del figlio stesso furono incendiate poco prima delle 5 del mattino, coinvolgendo anche i Carabinieri della Compagnia di Caserta nelle indagini.
Dopo le prime indagini che avevano orientato gli investigatori verso l’ambito dello spaccio di droga – un settore in cui si concentrano molti degli interessi illeciti nel rione – le forze dell’ordine stanno ora valutando anche altre piste. Sotto la lente della Procura della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere è finito anche il settore dei rifiuti, ambito nel quale operano molti membri della famiglia Rondinone, e che in passato è stato oggetto di specifici accertamenti. Le speranze di far luce sui responsabili si concentrano sull’analisi di eventuali immagini acquisite da telecamere di sorveglianza presenti nella zona, le uniche che potrebbero fornire elementi decisivi per identificare gli autori del raid incendiario.
L’incendio delle automobili a Caserta è purtroppo una costante periodica e risulta spesso sintomatica di rapporti tesi, contrasti o vere e proprie rappresaglie tra i diversi gruppi che si spartiscono il controllo del territorio.
A confermare l’alta tensione nel rione, un anno fa la Corte di Cassazione aveva reso definitiva la condanna per Raffaele Capone, figlio del ras dei Belforte Giovanni, accusato del tentato omicidio di Gennaro Rondinone. L’aggressione, avvenuta nel settembre 2021, scaturì da una lite iniziata per futili motivi legati al noleggio di un’auto, culminata con quattro coltellate inferte alle spalle di Rondinone, e per cui Capone fu condannato a 7 anni e 1 mese di reclusione. Gli inquirenti stanno dunque provando a capire se l’incendio della Fiat 500 L si inserisca in questo scenario di faide e scontri per la supremazia sugli affari illeciti, o se, al contrario, possa trattarsi di un caso isolato legato a questioni puramente personali e non criminali.
Qualora l’ipotesi del raid doloso in un contesto di contrasto criminale fosse confermata, i residenti del quartiere temono che la tensione possa salire alle stelle, innescando una spirale di ulteriori ritorsioni tra le famiglie in lotta. Rimane inteso che i proprietari delle vetture coinvolte, sia nel recente episodio Coppola che nel precedente Rondinone, sono considerati solamente vittime in caso di accertata matrice dolosa degli incendi.
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