CALTANISSETTA (Giuseppe Tallino) – Sarà la seconda notte in cella per Antonello Montante, ex presidente degli industriali della Sicilia. Due settimana fa era stato raggiunto da un provvedimento cautelare ai domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Ma nella sua villa di Serradifalco avrebbe cercato di inquinare le prove. Così la Dda ha chiesto ed ottenuto per Montante il trasferimento in prigione. A disporre l’aggravamento della misura cautelare giovedì scorso è stato il gip Maria Carmela Giannazzo.
Le accuse
Per l’Antimafia Antonello Montante avrebbe messo in piedi una rete di informatori per spiare magistrati. I pm avevano chiesto al gip subito il carcere per il presidente della Camera di commercio di Caltanisetta, ma il palazzo di giustizia aveva risposto picche. Il tribunale non ha ravvisato elemento sufficienti per configurare il reato di mafia a carico dell’imprenditore.
I coinvolti
L’inchiesta che ha determinato l’arresto di Montante ha coinvolto anche Renato Schiafani. L’ex presidente del Senato è indagato a piede libero perché avrebbe rivelato notizie riservate. Inquisiti anche Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo, Diego Di Simone, già sostituto commissario della Mobile di Palermo, Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Palermo, Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia, e Massimo Romano, imprenditore nel settore dei supermercati.
L’Aisi
Avrebbe avuto un ruolo nell’ipotizzata fuga di notizie anche Arturo Esposito, ex direttore dell’Asi, il servizio segreto civile. Finito nell’inchiesta pure Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi.
I dossier
Gli investigatori hanno sostenuto che proprio nella villa di Serradifalco Montante avrebbe avuto una stanza, coperta da una libreria, con all’interno una serie di dossier (circa quaranta) su giornalisti e magistrati. Un lavoro certosino reso possibile grazie al possesso di ‘dati sensibili’.