“Giovanni Gabriele era al comando della piazza di droga al Royal Residence”: la ricostruzione degli inquirenti

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Giovanni Gabriele
Giovanni Gabriele

NAPOLI – Dalle carte dell’inchiesta, che mercoledì ha portato all’esecuzione di undici misure cautelari, emerge un ritratto nitido: Giovanni Gabriele (nella foto), tra i destinatari del provvedimento restrittivo, era il perno della piazza di spaccio del Royal Residence. Non un semplice componente, ma – secondo gli inquirenti – il referente indiscusso del gruppo che controllava il condominio con metodi paramilitari. A delinearne il ruolo sono soprattutto le testimonianze dell’amministratore e di diversi residenti, che lo descrivono come il punto di snodo dell’organizzazione: a lui facevano riferimento i pusher attivi nello stabile, suoi diretti esecutori, e a lui si rivolgevano gli acquirenti anche nelle ore notturne.

In un’intercettazione ambientale, una donna bussa alla sua porta per acquistare crack: un frammento che, per i magistrati, conferma la centralità operativa del quarantenne. L’attività investigativa colloca attorno alla sua abitazione il baricentro del traffico: visite continue di clienti, vedette nell’androne, cessioni di droga consumate a pochi metri dagli appartamenti familiari. E alcune testimonianze riferiscono anche intimidazioni e minacce rivolte a chi segnalava anomalie. Secondo la ricostruzione giudiziaria, Gabriele avrebbe diretto un gruppo strutturato – composto anche dal figlio Salvatore – importando nel complesso residenziale le dinamiche dei quartieri ad alta densità criminale da cui proveniva. È questo il quadro che ha portato gli inquirenti a indicarlo come figura cardine del sistema di spaccio, pur ricordando che tutti gli indagati sono da considerare innocenti fino a sentenza definitiva.

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