Costa d’Amalfi perde voli, Capodichino non può espandersi: ora Fico punti su Grazzanise

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Roberto Fico

NAPOLI – L’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi continua a perdere voli. E non è più un semplice segnale passeggero: è il sintomo evidente che la scommessa sulla riconversione dello scalo salernitano come ‘secondo aeroporto campano’ sta scricchiolando. Le compagnie aeree, invece di investire, arretrano. Le rotte vengono cancellate. Il traffico non decolla. E mentre Capodichino lavora in condizioni di saturazione strutturale, l’altro scalo – nato anche per alleggerirlo – si svuota. Una dinamica che rimette al centro una verità che imprenditori, operatori logistici e amministratori locali ripetono da anni: serve un terzo scalo, serve Grazzanise. Cosa sta accadendo al Costa d’Amalfi? Gli ultimi giorni hanno confermato una brusca frenata. EasyJet non riconfermerà per l’estate le rotte verso Ginevra e Berlino, mentre British Airways non prorogherà i collegamenti con Londra Gatwick. Decisioni che seguono una stagione estiva positiva, ma accompagnata da un inverno debole e da un quadro infrastrutturale che continua a penalizzare lo scalo. Le compagnie lo valutano come sede “secondaria”, utile nei periodi di manutenzione dei velivoli o come appoggio tecnico, ma non come punto stabile per investimenti duraturi. La mancanza di collegamenti ferroviari diretti e di servizi di supporto alla filiera turistica pesa in modo decisivo. EasyJet lo ha dichiarato con chiarezza: le rotte sono congelate in attesa che arrivino – forse nel 2026 – le infrastrutture promesse. Federalberghi Salerno parla apertamente di “fenomeno di contrazione”: “Non servono finanziamenti a pioggia – ha avvertito il presidente Antonio ilardi – ma un piano serio di marketing internazionale. Lo scalo deve essere promosso, altrimenti non reggerà”.

In questo scenario, la geografia del traffico aereo campano diventa paradossale: – Capodichino è saturo, non può espandersi e lavora ormai oltre i suoi limiti fisiologici; – Salerno perde competitività, riducendo i collegamenti invece di aumentarli. Il risultato? Una regione da tre milioni e mezzo di abitanti – uno dei poli turistici più potenti d’Europa – rischia di non avere una strategia credibile per i prossimi vent’anni. E mentre la domanda di trasporto aereo, passeggeri e cargo, cresce a livello globale, la Campania rischia di restare ferma. Ormai, quando si parla di aeroporti, è doveroso partire da un promemoria: gli hub non sono solo piste, ma infrastrutture industriali. Ed è qui che entra in
scena Grazzanise. Lo scalo militare casertano a nord di Napoli ha due assi che nessun altro può offrire. La prima è la posizione strategica: a meno di mezz’ora da Napoli e dalle grandi direttrici tirreniche. La seconda: collegamenti unici. Asse Mediano, A1, Interporto di Marcianise-Maddaloni, nodo logistico centrale del Mezzogiorno, e le stazioni di Villa Literno e Cancello ed Arnone.

Da anni studi di settore, analisi indipendenti e valutazioni tecniche convergono sullo stesso punto: Grazzanise è l’unica area realmente
idonea a ospitare un hub aggiuntivo, sia civile che cargo. C’è un ulteriore elemento: il Ministero della Difesa ha già espresso – mesi fa – apertura all’uso promiscuo della pista. Prima Guido Crosetto, poi Matteo Salvini, ministro dei Trasporti, hanno più volte confermato che lo scalo può e deve entrare nel piano nazionale degli aeroporti. Sul fronte regionale, anche Vincenzo De Luca – storicamente convinto sostenitore del Costa d’Amalfi – negli ultimi anni si era arreso all’evidenza: per un hub commerciale serio, l’opzione è Grazzanise. Ma adesso Grazzanise deve essere visto anche in un profilo che va oltre l’hub commerciale: può ospitare (è necessario) uno scalo civile. Ed è una considerazione che prende forza anche dallo studio di fattibilità tracciato da Acamir (l’agenzia che venne incaricata dalla Regione per valutare l’eventuale creazione del sito in provincia di Caserta).

Quello studio disse che per dare sussistenza economica all’aeroporto era necessaria anche una quota civile, oltre a quella commerciale, che manca nel Meridione. Ora la palla è nel campo di Roberto Fico. Con l’insediamento del nuovo governatore, il dossier passa inevitabilmente
nelle mani della Regione. E non è un dossier come gli altri: qui la Campania si gioca una fetta decisiva del suo futuro economico. Fico, in campagna elettorale, aveva indicato chiaramente la direzione: “Un hub internazionale della logistica a Grazzanise – disse – darebbe alle nostre imprese la possibilità di crescere, creando lavoro stabile e salario distribuito”. E ancora: “Quando sarò presidente della Regione, questo sarà uno dei dossier prioritari nel confronto con Palazzo Chigi, il Mit e il Ministero della Difesa”.

Oggi quella promessa torna prepotentemente sul tavolo. Perché il quadro è semplice: il Costa d’Amalfi non decolla, Capodichino non può più
espandersi, le compagnie chiedono infrastrutture vere e la logistica campana ha bisogno di un hub di nuova generazione. La Campania è davanti al bivio. L’idea di un sistema aeroportuale “a tre scali” non è più un sogno da campagna elettorale: è una necessità economica. Lo aveva ipotizzato anche Edmondo Cirielli (“Un sistema Napoli-Salerno-Grazzanise è la strada più logica”). Ma ora la responsabilità ricade su un solo livello istituzionale: la Regione Campania e il suo nuovo presidente. Il tempo delle analisi è finito. Il Costa d’Amalfi perde voli. Capodichino esplode. Le imprese chiedono una risposta strutturale. Grazzanise può diventare quella risposta. Sta alla politica – oggi, non domani – e soprattutto a Fico decidere se trasformarla in realtà o lasciare che l’ennesima occasione strategica svanisca sulla pista.

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