Caccia ai terreni agricoli contaminati. Il commissario Vadalà: “Chiuse 200 discariche abusive. 500mila euro stanziati”

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Il commissario Vadalà durante la sua recente visita a Casale
Il commissario Vadalà durante la sua recente visita a Casale

CASAL DI PRINCIPE – Ieri, a Casa Don Diana di Casal di Principe, si è svolto l’incontro pubblico sulla Terra dei Fuochi intitolato “Bonifiche e prevenzione: facciamo il punto”, promosso dal Comitato Don Peppe Diana ed Etica Verde, in collaborazione con Casale Lab. L’iniziativa ha avuto l’obiettivo di tracciare un primo bilancio delle attività avviate per dare seguito alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di tutela ambientale e sanitaria nei territori della cosiddetta Terra dei Fuochi. I lavori sono stati aperti da Tina Cioffo, coordinatrice del Comitato Don Peppe Diana, che ha sottolineato come “questa terra meriti attenzione concreta e non promesse”. Il sindaco di Casal di Principe, Ottavio Corvino, ha aggiunto: “Il nostro compito è collaborare con lo Stato, le istituzioni e le associazioni per restituire sicurezza e fiducia ai cittadini». Presente anche il prefetto di Caserta, Lucia Volpe, che ha ricordato l’importanza di «un lavoro coordinato tra tutti gli attori, dalla prevenzione alla repressione degli illeciti”. La giornata ha visto interventi di rappresentanti istituzionali e tecnici, tra cui Gianni Solino (Provincia di Caserta), Stefano Sorvino (ARPA Campania), Ciro Silvestro (Viceprefetto incaricato per il contrasto ai roghi di rifiuti), i generali Ciro Lungo e Giuseppe Vadalà, monsignor Angelo Spinillo, Claudia Salvestrini, Maria Siclari e Giuseppe Bortone. A coordinare i lavori Alessandra Tommasino, presidente della cooperativa sociale Etica Verde, che ha evidenziato come “questo incontro è un momento simbolico ma anche concreto di responsabilità collettiva”.

Al centro del dibattito lo stato delle bonifiche dei siti contaminati, le azioni di prevenzione ambientale e sanitaria e le prospettive future per le province di Napoli e Caserta. Il commissario unico per le aree contaminate, Giuseppe Vadalà, ha spiegato: “Partiamo da zero. Abbiamo 27 siti su cui intervenire in 15 Comuni, ma complessivamente i siti da bonificare sono 293”. Sui terreni agricoli, ha aggiunto: “Dobbiamo completare un lavoro iniziato anni fa e mai chiuso. È strategico per la sicurezza alimentare e la tutela della salute”. Vadalà ha poi tracciato un bilancio dell’azione governativa: “Abbiamo chiuso 200 discariche abusive, l’ultima il 2 dicembre, e stiamo quasi completando anche il secondo procedimento UE sulle discariche autorizzate ma prive di copertura. È la prima volta che l’Europa ci spinge con forza a fare ciò che andava fatto, e oggi lo Stato sta dimostrando di saper rispondere”. Il caso emblematico resta quello della discarica di Grotta, 250 ettari senza copertura finale: “Lo Stato ha stanziato 250 milioni di euro, un intervento essenziale per evitare nuove sanzioni e dimostrare la capacità operativa del sistema pubblico”. Sul fronte dei rifiuti sversati in superficie, stimati in 33 mila tonnellate, gli interventi hanno già interessato 27 siti, con la rimozione di 1.300 tonnellate dal 15 settembre. “Entro fine dicembre – ha dichiarato Vadalà – sarà chiusa una gara da 22,5 milioni di euro e i cantieri partiranno a gennaio, con protocolli di legalità rafforzati”.

Per quanto riguarda le bonifiche, tra i 293 siti censiti 85 sono pubblici, con 20 aree prioritarie, tra cui l’area di Giugliano che supera i 110 ettari. “Per recuperare il ritardo accumulato – ha sottolineato Vadalà – abbiamo programmato una gara quadro da 10-15 milioni per le caratterizzazioni ambientali, indispensabile per avviare gli interventi strutturali”. Accanto ai cantieri, il Governo ha avviato iniziative di prevenzione e controllo: “La comunicazione e il monitoraggio sanitario sono fondamentali – ha spiegato Vadalà – entro il 2026 arriveremo a una mappa epidemiologica dei 90 Comuni interessati”. Il commissario ha concluso: “Quello che stiamo facendo non è un’operazione di facciata. I 60 milioni già attivati sono un inizio, ma servono continuità e almeno dieci anni di lavoro. Solo così potremo rispondere all’Europa e restituire questi territori ai cittadini”.

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