TUTTI I NOMI E FOTO. Armi per il clan della Sanità, 8 arresti tra i Sequino-Savarese

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Gennaro Di Marino, Ciro Esposito e Salvatore La Salvia

NAPOLI – Un duro colpo alla camorra è stato inferto ieri dai carabinieri nel cuore del rione Sanità, a Napoli, dove un blitz coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia ha portato all’arresto di otto persone. Gli indagati sono accusati di porto e detenzione illegale di armi da
fuoco e munizionamento, reati aggravati dalla finalità mafiosa e dal presunto intento di favorire il clan Sequino-Savarese, ritenuto dagli inquirenti egemone sul territorio. Sono stati spediti in carcere Antonio Luis Amodio, 24enne, Alexandr Babaylan, 26enne di origini russe, Gennaro de Marino, 24enne, Salvatore La Salvia, 27enne, Francesco Pio Massaro, 22enne, Danilo Peraino, 27enne, Ivan Zinzi, 32enne e ciro esposito di 39 anni. L’operazione rappresenta l’esito di un’attività investigativa lunga, complessa e articolata, sviluppata tra il 2024 e il 2025 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Napoli.

Le indagini, condotte anche attraverso sofisticate attività tecniche e coordinate dalla DDA partenopea, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli arrestati, delineando un quadro allarmante sul controllo criminale esercitato nel quartiere. Secondo quanto emerso, gli indagati avrebbero avuto la disponibilità di numerose armi da fuoco, custodite e movimentate illegalmente. Un vero e proprio arsenale che, stando alla ricostruzione degli investigatori, sarebbe stato utilizzato come strumento di intimidazione e di dominio, funzionale al mantenimento dell’ordine criminale e al consolidamento dell’egemonia del clan Sequino-Savarese nel rione Sanità.

Le armi avrebbero rappresentato un mezzo essenziale per garantire la supremazia del gruppo camorristico e per scoraggiare eventuali intrusioni di clan rivali. Nel corso delle indagini, i carabinieri sono riusciti a documentare in modo puntuale le modalità di porto e di detenzione illegale delle armi, individuando anche i luoghi utilizzati per nasconderle. Si tratta di nascondigli accuratamente scelti, spesso in contesti urbani densamente abitati, a dimostrazione di come la criminalità organizzata riesca a mimetizzarsi nel tessuto quotidiano del quartiere. Contestualmente agli arresti, e sempre su delega della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, sono state eseguite numerose
perquisizioni personali, locali e domiciliari.

Le attività sono state finalizzate al rinvenimento di ulteriori armi e munizioni, con l’obiettivo di disarticolare completamente la rete logistica del gruppo e ridurne la capacità offensiva. Due, in particolare, gli elementi investigativi ritenuti decisivi per l’identificazione degli indagati. Da un lato, le intercettazioni ambientali, effettuate anche mediante l’utilizzo di telecamere autorizzate dall’autorità giudiziaria, che hanno permesso di osservare da vicino comportamenti, incontri e movimenti sospetti. Dall’altro, il cosiddetto Web Patrolling, una tecnica sempre più utilizzata dalle forze dell’ordine che consente di monitorare l’attività dei sospettati sui social network. In questo caso, l’attenzione si è concentrata soprattutto su TikTok, piattaforma utilizzata dagli indagati anche per ostentare atteggiamenti e stili di vita riconducibili alla cultura criminale.

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