Minacce a un gioielliere per avere denaro e Rolex. In sei finiscono in manette. Sullo sfondo le azioni criminali del clan Lubrano-Ligato

Decreto di fermo della Procura di Napoli. Per l’accusa hanno agito con modalità mafiose

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Da sinistra, Lorenzo Lubrano, Michele Del Corte e Graziano Insidioso
Lorenzo Lubrano, Michele Del Corte e Graziano Insidioso

PIGNATARO MAGGIORE – Un’escalation di pressioni, sopralluoghi, messaggi e frasi che hanno il suono di un ultimatum: “Lo dobbiamo picchiare senza dirgli niente”, “con la pistola in testa non reagisce”, “a Natale deve abbusscare”. È la cornice in cui la Dda di Napoli ha emesso un decreto di fermo nei confronti di sei indagati, accusati – a vario titolo – di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’indagine è nata dall’attività investigativa della Stazione dei carabinieri di Pignataro Maggiore, poi sviluppata dalla Compagnia di Capua e dal Comando provinciale di Caserta. Vittima di queste ipotizzate condotte è un imprenditore del settore orafo e amministratore di una società, con attività di gioielleria a Pignataro Maggiore e a Vitulazio. Ad essere stati raggiunti dal provvedimento sono Giovanni Di Gaetano, detto ‘Gianni ’o Napulitano’, 65 anni, con alle spalle già condanne per mafia, Luigi Messuri, 54 anni, e Pasquale Veltre, 60 anni, tutti residenti a Pastorano; Michele Del Core, 40 anni, originario di Capua ma residente a Napoli; Graziano Insidioso, 59 anni, originario di Pastorano e fermato a Como; Lorenzo Lubrano, 41 anni, di Pignataro Maggiore, figlio di Raffaele Lubrano, esponente dell’omonimo gruppo criminale, ucciso in un agguato di camorra nel 2002.

Secondo la Dda, il gruppo avrebbe puntato il gioielliere per provare a spillargli denaro e beni di lusso. Ipotizzate richieste che, stando alla tesi dell’accusa, vengono ricondotte anche a un orologio Rolex in oro giallo e a valori economici importanti (si parla di decine di migliaia di euro tra denaro e preziosi).

Il punto, per i magistrati, non è solo ‘cosa’ viene chiesto, ma come: l’impostazione dell’azione sarebbe stata progressiva e intimidatoria, con continue verifiche sul territorio, contatti ripetuti e un linguaggio violento che – nella ricostruzione – mira a piegare la resistenza della vittima.
Il lavoro dei militari ha descritto una sequenza serrata di azioni ai danni dell’imprenditore.

Lo scorso 8 gennaio Di Gaetano si presenta in gioielleria insieme a Veltre, chiedendo, dice l’accusa, un Rolex in oro giallo. Non avendo disponibilità immediata, pretende che gli vengano fornite foto e materiale per scegliere l’orologio.

Tre giorni dopo Di Gaetano torna con Insidioso. Qui, secondo quanto riportato, il tono cambia: viene prospettata la richiesta del Rolex con frasi forti.

Il 14 gennaio, Di Gaetano e Insidioso, secondo gli atti, si spingono fino a presentarsi presso l’abitazione della persona offesa, entrando in contatto anche con i familiari e chiedendo di parlare direttamente con la vittima. È un passaggio che, nella lettura della Dda, serve a far percepire che il gruppo ‘sa dove andare’ e può raggiungere la vittima anche fuori dal luogo di lavoro.

Tra il 28 e il 30 gennaio entra in scena Lorenzo Lubrano, che avrebbe il ruolo di ‘cerniera’: contatta l’uomo d’affari e prova a concordare le modalità del pagamento o della consegna, anche tramite messaggi WhatsApp.

I militari dell’Arma intercettano un discorso di Lubrano che suona come un avvertimento: il senso è che non si tratta di una semplice richiesta, che ‘la testa’ di Di Gaetano non è una cosa che si può ‘fermare’ e che, se non si paga, qualcuno dovrà ‘risponderne’.

Il 5 febbraio compare di nuovo Veltre, presentato come soggetto che si muove ‘per conto’ di Di Gaetano, andando in gioielleria e rilanciando la necessità di un incontro riservato e di un chiarimento ‘definitivo’. L’attività dei carabinieri descrive poi un salto ulteriore: non solo richieste, ma organizzazione di una fase esecutiva. Il 23 marzo, Di Gaetano e Messuri effettuano, secondola Dda, un sopralluogo presso l’abitazione della persona offesa. Il 12 aprile, nuovo sopralluogo attribuito a Messuri e Di Gaetano.

A inizio maggio, invece, ‘Giannino ’o Napulitano’ torna in gioielleria con Del Core e – secondo quanto dichiarato e riportato dagli inquirenti – vengono pronunciate minacce dirette, con un linguaggio di violenza che renderebbe esplicita la prospettiva di una spedizione punitiva.
Gli atti raccolti dalla Dda raccontano anche un passaggio chiave: Di Gaetano avrebbe incaricato Messuri di procurarsi una foto della persona offesa attraverso Del Core, per ‘riconoscerlo’ e ‘agganciarlo’ senza incertezze. Un dettaglio che, nella lettura investigativa, si lega al tema della selezione di chi dovrà colpire.

E infatti, andando avanti nei mesi, emerge – sempre secondo la contestazione – la ricerca di un vero e proprio ‘picchiatore’: Di Gaetano parla della necessità di avere qualcuno ‘disponibile’ e collega il ‘momento’ alla finestra natalizia.

Secondo l’accusa, la tentata estorsione sarebbe stata commessa avvalendosi della forza intimidatrice riconducibile al sodalizio camorristico ‘Ligato-Lubrano’ e quindi con una modalità tipica: non serve ‘spiegare’ troppo, perché a parlare è la reputazione criminale e la minaccia implicita di violenza.

È per questo che la contestazione non si limita alla richiesta economica: insiste sul fatto che la vittima sarebbe stata messa sotto pressione con ripetute visite, contatti mirati, incursioni nella sfera privata e un linguaggio che prefigura l’aggressione fisica come passaggio inevitabile.
Lunedì scorso il fermo, emesso dal pm Maria Laura Lalia Morra e dal procuratore aggiunto Michele Del Prete, è finito sul tavolo del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Le posizioni di Del Core e Lubrano sono state valutate dal gip Gaudiano, quelle di Messuri, Veltre e Di Gaetano dal giudice Dello Stritto. A esprimersi su Insidioso, invece, è stato il Tribunale di Como. Tutti i giudici hanno confermato il carcere, rimettendo però gli atti al Tribunale di Napoli, competente in quanto è contestata l’aggravante mafiosa.

Nel collegio difensivo figurano gli avvocati Carlo De Stavola, Strazzullo e Marco Argirò. Gli indagati, che rispondono di tentata estorsione (ipotesi ritenuta consumata dalla Dda solo per Di Gaetano e Insidioso), sono da ritenersi innocenti fino a eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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