Incontro tra Luigi Bosco e Nicola Ferraro: spunta un nuovo testimone

Le dichiarazioni depositate dalla Procura di Napoli per sostenere l’accusa di concorso esterno al clan dei Casalesi

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CASERTA – Non solo le dichiarazioni di Ilario Aniello, l’imprenditore accusato di corruzione che ha confessato di aver pagato tangenti per garantire alla sua Czeta appalti nel settore dell’igiene urbana a San Giorgio del Sannio e Arienzo. Nell’indagine sul presunto sistema ‘Ferraro’, che prende il nome da chi lo avrebbe messo in piedi, cioè Nicola Ferraro ‘Fucone’, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha inserito altri elementi tesi a sovvertire la decisione del gip del Tribunale partenopeo, che aveva ritenuto non provata per gli indagati l’aggravante mafiosa contestata.

Tra i coinvolti nell’inchiesta su questo presunto meccanismo orchestrato da ‘Fucone’, originario di Casal di Principe, finalizzato a far aggiudicare a ditte ‘amiche’ appalti per la raccolta rifiuti e per la sanificazione, c’è anche Luigi Bosco, ex consigliere regionale e già assessore al Comune di Caserta. La Dda ascrive al politico, ora leader regionale di Azione, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Uno dei nuovi elementi svelati dalla Procura per sostenere la propria tesi riguarda la presunta frequentazione proprio tra Bosco e Ferraro. Di che si tratta? Sono le dichiarazioni rese al pm Maurizio Giordano da un imprenditore, attivo nel terzo settore, che afferma di conoscere bene il politico.

L’uomo d’affari, titolare di una cooperativa, ha riferito al magistrato (lo scorso settembre) di conoscere Bosco da diversi anni, descrivendo un rapporto di amicizia e frequentazione nato negli ambienti istituzionali della Regione Campania. Il contatto sarebbe avvenuto tramite un altro politico campano, con il quale il dichiarante intratteneva relazioni personali consolidati.

Secondo quanto sostenuto dal patron della coop, dal 2017 in avanti i rapporti con Bosco si sarebbero intensificati, con incontri periodici durante i quali l’imprenditore avrebbe sottoposto all’ex consigliere regionale problematiche legate al proprio settore di attività, in particolare difficoltà riscontrate nella partecipazione a gare pubbliche per i servizi sociali.

In un passaggio, il dichiarante (estraneo all’inchiesta) ha raccontato di aver chiesto a Bosco se potesse intercedere per un incontro con una dirigente comunale di Santa Maria Capua Vetere, allo scopo di comprendere le ragioni delle ripetute esclusioni della sua coop dalle procedure di gara. L’incontro con la dirigente effettivamente avvenne ma, ha precisato l’imprenditore, non produsse alcun vantaggio né si tradusse in aggiudicazioni o corsie preferenziali. Dopo quell’episodio, riferisce, la questione non vienne più riproposta.

I suoi colloqui con Bosco, secondo la ricostruzione ascoltata dalla Dda, avvenivano prevalentemente nella sede della sua segreteria politica a Casapulla, ma in alcune occasioni si sarebbero svolti anche in luoghi pubblici, in particolare nei pressi del casello autostradale di Caserta Nord, in un bar situato accanto a un caseificio.

È proprio in questo contesto che il racconto dell’imprenditore assume, per l’Antimafia, un rilievo investigativo (di contesto). L’uomo d’affari riferisce di aver incontrato Bosco in quel locale tre o quattro volte. In quasi tutte le occasioni l’ex consigliere regionale sarebbe stato accompagnato da un soggetto presentato come amico politico. In una sola circostanza, invece, il gruppo sarebbe stato più numeroso.
Ed è qui che entra in scena Nicola Ferraro. L’imprenditore che ha parlato con la Dda riferisce di non conoscerlo personalmente e di non averci mai interloquito, ma di averlo incontrato una sola volta, proprio in occasione di uno di questi appuntamenti al bar. All’epoca, spiega, non sapeva chi fosse. Solo dopo aver letto articoli di stampa sulle vicende giudiziarie che coinvolgevano Bosco e Ferraro, e dopo aver visto fotografie pubblicate sui giornali, avrebbe riconosciuto in Ferraro uno dei soggetti presenti a quell’incontro.

Il ricordo è dettagliato: una persona di corporatura robusta, con capelli bianchi, presente insieme a Bosco. Il dichiarante ha aggiunto di essersi limitato a un saluto rapido, senza intrattenersi, spiegando di aver percepito l’incontro come poco opportuno. Non è in grado di collocare con precisione la data, ma ha ricordato che fosse inverno, anche per l’abbigliamento indossato da Bosco.

Questo materiale è stato depositato nei giorni scorsi nell’appello al Riesame presentato dal pm Maurizio Giordano, titolare dell’inchiesta sul sistema ‘Ferraro’.

Bosco, secondo la ricostruzione della Procura, avrebbe avuto il compito di intercedere presso i dirigenti apicali della Asl di Benevento e della Asl di Caserta, per consentire – sostiene la Dda – l’affidamento di lavori a ditte riconducibili a Ferraro, ottenendo in cambio la promessa dell’erogazione del 2% dell’importo affidato e l’assunzione, per motivi clientelari, di alcune persone presso la Dussmann e altre aziende del sistema, fra cui quelle di Giuseppe Rea, anche lui indagato.

Il politico risponde anche di una ipotizzata turbativa d’asta. Secondo l’accusa, Nicola Ferraro, Domenico Romano e altri soggetti avrebbero concorso a turbare una gara pubblica bandita dalla Asl di Caserta per la disinfestazione dalla legionella nel 2022. Ferraro e Romano avrebbero individuato Roberto Fiocco, titolare della Firotek, come beneficiario dell’appalto, in cambio della promessa del 5% dell’importo. Per favorirlo, sarebbe stato pianificato l’annullamento del bando e la riscrittura dei requisiti tecnici. Luigi Bosco avrebbe avuto il compito di interloquire con il direttore generale Amedeo Blasotti, verificando la possibilità di bloccare la procedura. Attraverso tali contatti, la gara veniva prima sospesa e poi annullata in autotutela. Il successivo tentativo dei Fiocco di orientare il nuovo bando non riusciva. Le condotte sono aggravate dall’agevolazione del clan dei Casalesi, finalizzata all’infiltrazione negli appalti sanitari.

In relazione a questa contestazione, per la quale il gip non aveva disposto misure cautelari, la Procura ha rinunciato all’appello al Riesame, decidendo di procedere solo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa contestato a Bosco, ad Antonio Moraca, 70enne di Capua, Felice Foresta, 60enne di San Marco Evangelista, Giuseppe e Luigi Rea, entrambi imprenditori casertani, Paolo Verolla, 41enne, e il suo omonimo di 36 anni Luigi Verolla, nonché Carlo e Vittorio Ciummo di Cassino.

L’indagine su questo ipotizzato giro di corruzioni, forzature e pressioni politiche, con sullo sfondo la presunta forza mafiosa di Ferraro – già condannato con sentenza definitiva per concorso esterno al clan dei Casalesi – ha complessivamente interessato 34 persone, formulando accuse che vanno dall’associazione mafiosa (per il solo Ferraro) al concorso esterno, passando per corruzione e turbativa d’asta. A seguito delle richieste di arresto della Procura, il Tribunale di Napoli, dopo gli interrogatori preventivi, lo scorso settembre aveva disposto 17 misure cautelari, escludendo le aggravanti mafiose, sulle quali il pm ora ha impugnato la decisione. Molte di queste misure sono poi state annullate dal Riesame su istanza dei difensori. Bosco non è mai stato raggiunto da provvedimenti cautelari. Ora proprio al Riesame si gioca una nuova partita con i nuovi atti depositati dalla Dda. Naturalmente gli indagati sono da considerarsi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna. Le tesi dell’accusa dovranno essere valutate nell’eventuale processo che potrà scaturire dall’inchiesta.

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