ROMA (Gianluca Rocca) – Ecco come Di Maio pensa di smantellare la Legge Fornero. Con la “quota 100” sarà possibile andare in pensione sommando 64 anni di età e 36 di contributi. La quota cento sarà il requisito base necessario, e si andrà naturalmente ad integrare con piccoli accorgimenti previsti per alcune categorie specifiche di lavoratori: per esempio le mamme, o chi ha perso il lavoro e via dicendo. Tutti meccanismi sui quali è già al lavoro il governo Conte e che saranno messi nero su bianco nei prossimi giorni. Un punto fermo dovrebbe essere quello che la quota cento vale solo a partire dal raggiungimento del 64esimo anno di età.
I casi limite e la ‘quota 41’
Altri casi limite possono essere quelli che riguardano le persone che hanno 62 anni di età e 38 anni di contributi, le quali avranno necessità di lavorare fino a 64 anni, raggiungendo così 40 anni di contributi, ad un passo dalla cosiddetta “quota 41”, cioè la quota 41 studiata per essere fruibile da tutti coloro che effettivamente raggiungono i 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.
L’incontro con i ‘rider’
“Mi sono insediato al ministero del Lavoro – ha fatto sapere stamattina Luigi Di Maio – e come primo atto ho voluto incontrare i rider, una categoria di nuovi lavoratori, simbolo di una generazione abbandonata che non ha nè tutele e a volte nemmeno un contratto. Dobbiamo garantire loro l’assicurazione ed una paga minima dignitosa”.
Il Pd pensa ai suoi amici: i mercati
Sul tema delle pensioni ha pensato di far sapere il suo pensiero agli italiani anche Enrico Morando, ex vice-ministro dell’Economia e braccio destro di Padoan in Parlamento: “Mentre parte il governo, deve partire l’opposizione e deve essere solida e affidabile. Il paese è esposto ed ha bisogno di un riferimento credibile sul piano internazionale che può fornire Paolo Gentiloni. Per questo il Pd deve investire sulla sua leadership, eleggendolo subito segretario”. Ed ecco l’allarme sulla Fornero: “Cominciare l’esperienza di governo smantellando l’intervento di riforma delle pensioni fatto a suo tempo, significa confermare i timori dell’Europa. Nel 2011 fu quello il vero intervento che consentì a Draghi di adottare la politica monetaria espansiva. Perché la spesa previdenziale era fattore scatenante del debito e senza quella misura non avremmo potuto rassicurare sulla capacità di frenarne la crescita”.