Finanziavano Hamas dall’Italia: 9 arresti, smantellata la cellula terroristica. In manette il leader Mohammad Hannoun

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Operazione della polizia
Operazione della polizia

GENOVA – Un terremoto giudiziario ha scosso all’alba di oggi, 27 dicembre 2025, le fondamenta dell’associazionismo pro-Palestina in Italia. Una vasta operazione antiterrorismo, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova ed eseguita da Polizia di Stato e Guardia di Finanza, ha portato all’esecuzione di nove ordinanze di custodia cautelare in carcere. L’accusa, pesantissima, è quella di aver costituito e partecipato a una rete dedita al finanziamento dell’organizzazione terroristica Hamas, alla quale sarebbero stati destinati oltre 7 milioni di euro mascherati da aiuti umanitari.

Al vertice della presunta cellula italiana, secondo gli investigatori, ci sarebbe Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia. Per gli inquirenti, Hannoun non è un semplice attivista, ma un “membro del comparto estero dell’organizzazione terroristica Hamas” e il “vertice della cellula italiana”. Oltre ai nove arresti, l’operazione ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di 8 milioni di euro e al congelamento delle attività di tre associazioni, utilizzate come paravento per la raccolta e il trasferimento dei fondi.

L’indagine, nata dall’analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, ha svelato un meccanismo complesso e ben oliato. Fiumi di denaro, raccolti attraverso associazioni come l’Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese (A.B.S.P.P. O.D.V.) e l’Associazione benefica la cupola d’oro, non sarebbero mai arrivati a destinazione per scopi benefici. Secondo l’accusa, Hannoun avrebbe destinato “più del 71%” di questi fondi direttamente alle casse di Hamas. Le triangolazioni finanziarie avvenivano tramite bonifici verso associazioni con sede a Gaza, dichiarate illegali da Israele, o attraverso versamenti diretti a esponenti di spicco del gruppo islamista, come Osama Alisawi, già ministro del governo di fatto di Hamas. Parte dei soldi, inoltre, sarebbe servita a sostenere le famiglie di terroristi detenuti o di attentatori suicidi.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha definito l’operazione “molto importante e significativa”, sottolineando come sia stato “squarciato il velo su comportamenti e attività che, dietro il paravento di iniziative a favore delle popolazioni palestinesi, celavano il sostegno a organizzazioni con vere e proprie finalità terroristiche”. Plauso è giunto anche dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che si è congratulato con le forze dell’ordine per aver “smantellato un’organizzazione che finanziava Hamas dall’Italia”.

Le prove raccolte dagli investigatori sono schiaccianti. Numerose intercettazioni telefoniche documentano i contatti tra Hannoun e altri referenti della rete internazionale in Olanda, Austria, Francia e Inghilterra. In alcune conversazioni, Hannoun avrebbe espresso “apprezzamento su attentati terroristici”. Un elemento chiave è la sua partecipazione, documentata proprio all’inizio di questo mese di dicembre, a una riunione strategica in Turchia alla quale era presente anche Ali Baraka, figura di spicco del comparto estero di Hamas.

Hannoun, già noto alle cronache per le sue partecipazioni a manifestazioni pro-Gaza a Genova e già inserito nella black list del Tesoro americano, avrebbe gestito un flusso di denaro di oltre 7 milioni di euro a partire dal 2001. Insieme a lui, sono finiti in manette altri presunti membri della cellula, tra cui Ed Hussny Mousa Dawdud Ra’, Raed Al Salahat, Yaser Elasaly e Jaber Albustanji Riyad Abdelrahim, tutti definiti dagli inquirenti come “membri del comparto estero dell’organizzazione terroristica Hamas”.

In una nota congiunta, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Genova Nicola Piacente hanno voluto precisare un punto cruciale: l’indagine non toglie “in alcun modo rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese” dopo il 7 ottobre 2023. Tuttavia, hanno sottolineato, “allo stesso tempo tali crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo compiuti da Hamas”. Un’operazione che, pur nel rispetto della presunzione d’innocenza, traccia un confine netto tra la solidarietà umanitaria e il sostegno al terrorismo, svelando una delle arterie finanziarie che dall’Europa alimentavano la macchina bellica di Hamas.

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