VILLA LITERNO – La Procura di Napoli Nord ha fatto marcia indietro, chiedendo l’archiviazione dell’inchiesta che aveva coinvolto amministratori comunali e tecnici di Villa Literno in relazione ai lavori per il collegamento del collettore fognario ai Regi Lagni. Il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Finamore ha accolto la richiesta del pubblico ministero (datata giugno), disponendo l’archiviazione per i soggetti inizialmente inquisiti.
Un esito maturato dopo un approfondimento istruttorio che ha visto protagonista anche l’attuale sindaco Valerio Di Fraia, il quale, dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, aveva chiesto di essere interrogato. Nel corso dell’audizione, tenuta davanti al pubblico ministero Fabio Sozio, e attraverso articolate memorie difensive predisposte dagli avvocati Filippo e Paolo Trofino, con il supporto dei legali Tommaso Castiello e Orsola Petrillo, sono stati chiariti i passaggi amministrativi contestati, convincendo la Procura della correttezza dell’operato dell’ente.
L’indagine riguardava un intervento da oltre 11 milioni di euro, finanziato con fondi Fsc 2007-2013, finalizzato al collegamento del collettore fognario proveniente da Santa Maria la Fossa e passante per Grazzanise e Cancello Arnone con l’impianto di depurazione della Foce dei Regi Lagni, nel territorio di Villa Literno. Secondo l’impostazione iniziale dell’accusa, alcune fasi procedurali non sarebbero state correttamente eseguite, in particolare per la mancanza dell’autorizzazione paesaggistica e per l’assenza, in una fase iniziale, della figura dell’archeologo, necessaria in un’area sottoposta a vincolo e ad alto rischio di rinvenimenti.
Per queste presunte irregolarità erano finiti sotto indagine gli amministratori comunali in carica tra il 2020 e il 2021 – tra cui l’allora sindaco Nicola Tamburrino e l’attuale primo cittadino Di Fraia – oltre agli assessori e ai componenti della giunta dell’epoca, ai tecnici comunali e ai responsabili dell’impresa esecutrice. Tra i nomi figuravano, tra gli altri, Raffaela Ucciero, Arturo Caiazzo, Giovanni Musto, Iovine Tammaro, Carloantonio Falcone, Diana Tammaro, Franca Mercurio, l’ex dirigente dei Lavori pubblici Felice Zippo, il direttore del cantiere Rocco Galgano e l’imprenditore Salvatore Maisto. L’attività investigativa, condotta dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, ipotizzava inizialmente il reato di abuso d’ufficio, poi cancellato dalla recente riforma. Le contestazioni non riguardavano l’affidamento dei lavori, ma esclusivamente alcuni passaggi autorizzativi legati alla tutela paesaggistica e archeologica. Proprio su questi aspetti, secondo la Procura, gli approfondimenti successivi hanno escluso profili penalmente rilevanti.
Il procedimento si inseriva in un contesto complesso, segnato anche dal sequestro del collettore disposto nel 2021 dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dopo il collasso di alcuni tratti dell’opera, evento che aveva provocato dispersioni di reflui e problemi ambientali. Una vicenda distinta, ma che contribuì a rendere particolarmente delicato il quadro complessivo. Alla luce degli elementi emersi, il pubblico ministero ha quindi chiesto l’archiviazione per tutti gli indagati, ritenendo insussistenti le ipotesi di reato inizialmente formulate. Il giudice ha condiviso questa valutazione, mettendo fine al procedimento.
Un risultato che il sindaco Di Fraia ha sempre indicato come prioritario, trattandosi – ha più volte sottolineato – di una materia, quella ambientale, sulla quale la sua amministrazione ha investito impegno e responsabilità, rivendicando la correttezza dell’azione amministrativa svolta negli anni oggetto di accertamento.
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