PIACENZA – Un sospiro di sollievo ha sciolto l’angoscia che per ore ha attanagliato una famiglia piacentina. Si è conclusa con un lieto fine, nel primo pomeriggio di ieri 28 dicembre, la disavventura di un ragazzo di 14 anni con disturbi dello spettro autistico, ritrovato sano e salvo dai Carabinieri dopo essersi allontanato da casa in sella alla sua bicicletta. Una corsa contro il tempo, vinta grazie alla perfetta sinergia tra la famiglia, la prontezza di un cittadino e l’efficienza dell’Arma.
Tutto ha inizio nel primo pomeriggio, quando in un’abitazione della provincia si consuma il dramma silenzioso di un’assenza. Il ragazzo, approfittando di un momento di distrazione, esce di casa con la sua bici, senza avvertire nessuno. Scattano i minuti, che diventano presto un’eternità. Sono il padre e il fratello ad accorgersi che il 14enne non è più nella sua stanza. La consapevolezza della sua vulnerabilità trasforma la preoccupazione in panico. I due non perdono un istante: si precipitano fuori, iniziando una ricerca disperata nei dintorni, mentre il cuore batte all’impazzata.
Alle 14:45, la decisione di chiedere aiuto. La telefonata alla Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Piacenza è carica di apprensione. Vengono fornite le prime, concitate informazioni: un ragazzo di 14 anni, con bisogni speciali, scomparso in bicicletta. La macchina dei soccorsi si mette in moto all’istante, diramando la nota di ricerca a tutte le pattuglie sul territorio.
La svolta, decisiva e provvidenziale, arriva poco dopo. Un cittadino, mentre percorre via Platona, nel quartiere Aldo Moro, nota una scena che attira la sua attenzione. C’è un ragazzo di colore, dall’aria smarrita e disorientata, che non pedala, ma spinge a fatica la sua bicicletta in direzione di via Bernini. Quel ragazzo sembra fuori posto, in difficoltà. L’uomo non si volta dall’altra parte. Intuisce che potrebbe esserci qualcosa che non va e, con grande senso civico, compone il numero di emergenza, fornendo all’operatore della Centrale una descrizione precisa e la direzione di marcia del giovane.
È la tessera mancante del puzzle. L’informazione viene immediatamente girata alla pattuglia della Stazione Carabinieri di Monticelli, già impegnata nelle ricerche. I militari, forti della descrizione dettagliata, concentrano le perlustrazioni nell’area indicata. Bastano pochi minuti. L’occhio esperto dei Carabinieri individua il ragazzo, che corrisponde perfettamente alla descrizione. È lui. È stanco, confuso, ma sta bene.
I militari lo avvicinano con la delicatezza che la situazione richiede, lo tranquillizzano e lo identificano. La prima, fondamentale comunicazione è per la famiglia: “Lo abbiamo trovato, sta bene”. Parole che pongono fine a un incubo. Mentre vengono effettuati gli accertamenti del caso per verificare le sue condizioni generali di salute, sul posto si precipita la madre, avvisata dell’avvenuto ritrovamento. L’abbraccio tra madre e figlio chiude una vicenda che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi.
Questo intervento, rapido e coordinato, non è solo la cronaca di un ritrovamento, ma la testimonianza di un modello virtuoso. L’azione fulminea dei Carabinieri, l’insostituibile collaborazione del cittadino e la reattività della famiglia sono stati gli elementi chiave che hanno permesso di restituire il giovane all’affetto dei suoi cari in tempi brevissimi, confermando l’attenzione costante dell’Arma verso la sicurezza e la tutela delle persone più fragili.






















