di Alessandro Banfo
ROMA (LaPresse) – Ufficialmente è ‘solo’ uno dei dossier su cui c’è “massima attenzione”. In realtà è uno dei tavoli più scottanti del governo. Il fronte Ilva, da caso economico, con oltre quasi 20mila lavoratori in bilico, è ormai un argomento strettamente politico. E rischia di diventare la prima grana per il superministro di Sviluppo economico e Lavoro, Luigi Di Maio.
Il capo politico del M5S, per il momento prende tempo sul futuro delle acciaierie, arrivando addirittura a ‘frenare’ il fondatore Beppe Grillo
“Lui – o chiunque altro – esprimono delle opinioni personali. Su tutti i dossier io non prenderò decisioni finché non avrò incontrato le parti. Verranno ascoltati la proprietà, i sindacati, il sindaco di Taranto“, dice sicuro in radio.
Parole non banali, dopo che meno di 24 ore prima l’ex comico sui social aveva assicurato: “Nessuno ha pensato di chiudere l’Ilva”, che sul modello della Ruhr tedesca può essere riconvertita in un parco usando “circa 2,2 miliardi di euro che sono stati immessi in un fondo quando l’Europa si chiamava Ceca delle imprese del carbone e acciaio”.
Insomma, il punto interrogativo rimane con un sentiero che anche l’ex ministro Padoan definirebbe quantomeno ‘stretto’. Dal primo luglio, infatti, Arcelor Mittal può formalmente chiudere l’acquisto della acciaierie, pur senza un accordo con i sindacati. In ballo ci sono 4mila suberi. La preoccupazione nel mondo imprenditoriale c’è, tanto che anche Alessio Rossi, presidente dei Giovani di Confindustria, avvisa: “Non si scherza con 20 mila posti di lavoro, non si scherza con l’1% del Prodotto interno lordo del nostro Paese. Non si scherza con un’azienda che ha cassa ancora per un mese”.
Lui, Di Maio, anche a margine di un appuntamento in Puglia, ribadisce di voler “prima incontrare le parti per poi prendere una decisione”
Quasi a sorpresa, l’ex titolare di via Molise, Carlo Calenda, plaude al neoministro: “Ha detto cose intelligenti. Di Maio ha un gol a porta vuota, l’investitore c’è e i sindacati sono pronti”. In effetti Cgil-Fiom, Cisl-Fim e Uil-Uilm hanno scritto una lettera unitaria al ministro per chiedere “un incontro urgente vista la fase delicata” in cui si trova l’Ilva. Non bisogna infatti dimenticare che pochi mesi fa, sul ‘Blog delle stelle’, si paventava anche l’opzione chiusura delle acciaierie, con lo spettro della maxi causa legale da parte del colosso siderurgico indiano. La palla ora è tra i piedi del superministro: portare a casa la partita salvando lavoratori e conti, sarebbe come vincere il Mondiale per il team a cinque stelle.