Lavoro, Unimpresa: boom di precari e rischio povertà per 9,3 milioni di italiani

Gli effetti del Jobs Act sul mercato lavorativo e le ultime analisi

Foto LaPresse/Stefano Cavicchi

ROMA (LaPresse) – Lavoro, l’analisi di Unimpresa. Cresce l’area di disagio sociale. Non solo disoccupazione, diventa più larga la mappa degli italiani che fanno i conti con l’assenza di posti di lavoro che è aumentata dell’1,4% dal 2016 al 2017. Nel bacino dei deboli 128mila persone in più. I disoccupati sono in calo di 69mila unità, ma sono 197mila in più gli occupati precari.

Lavoro precario e rischio povertà.

Meno disoccupazione, compensata da una “fabbrica” di lavoratori precari. Ora sono oltre 9,3 milioni gli italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà. Sempre più estesa è infatti l’area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2016 al 2017 altre 128mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia. Complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 293 mila soggetti in difficoltà. Crescono soprattutto gli occupati-precari: in un anno, dunque, è aumentato il lavoro non stabile per 197mila soggetti che vanno ad allargare la fascia di italiani a rischio.

Ai ‘semplici’ disoccupati, che hanno fatto registrare una diminuzione di 69mila unità, vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme “area di disagio”. Ai quasi 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare anzitutto i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time, sia quelli a orario pieno. Vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time, i collaboratori e i contratti a tempo indeterminato part time. Il totale del’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, a fine 2017 comprendeva dunque 9,29 milioni di persone, in aumento rispetto fine 2016 di 197mila unità.

Gli effetti del Jobs Act.

Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione di fatto aggravata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act che hanno visto favorire forme di lavoro non stabili. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. Il dato sui 9,29 milioni di persone è relativo al terzo trimestre del 2017 e complessivamente risulta in aumento dell’1,4% rispetto al terzo trimestre del 2016, quando l’asticella si era fermata a 9,16 milioni di unità: in un anno quindi 105mila persone sono entrate nell’area di disagio sociale.

Nel terzo trimestre del 2016 i disoccupati erano in totale 2,80 milioni: 1,53 milioni di ex occupati, 578mila ex inattivi e 693mila in cerca di prima occupazione. A settembre 2017 i disoccupati risultano in discesa di 69mila unità. Incide il calo di 139mila unità degli ex occupati, mentre crescono di 41mila unità gli ex inattivi; e salgono pure coloro che sono in cerca di prima occupazione, cresciuti di 29mila unità.

 

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