Milano, 10 giu. (LaPresse) – Il G7 canadese si chiude con una lunga scia di veleni e accuse reciproche. La due giorni segnata dallo scontro frontale tra il presidente Usa, Donald Trump, e tutti gli altri alleati sembrava aver portato a una parziale riconciliazione, con l’annuncio di una dichiarazione comune firmata da tutti. Così non è stato, perché con un colpo di scena Trump ha annunciato di aver tolto la sua firma e ha accusato il premier canadese, Justin Trudeau, padrone di casa, di essere “disonesto”. Gli altri paesi del G7 non hanno nascosto la delusione. Critiche sono piovute sul presidente Usa, che per il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas “ha distrutto la fiducia” nel vertice con un tweet. Ancora più duro il presidente francese Emmanuel Macron: per l’Eliseo, Trump ha dimostrato “incoerenza e inconsistenza” e “la cooperazione internazionale non può essere dettata da crisi di rabbia e da osservazioni sprezzanti”. Al posto dell’auspicata ripresa del dialogo su dazi e libero commercio, il vertice di Charlevoix lascia quindi in eredità una rinnovata minaccia di guerra commerciale.
A fare saltare tutto è stata una frase pronunciata da Trudeau: “Noi canadesi siamo gentili, siamo ragionevoli, ma non ci faremo insultare”. Parole con cui “ha pugnalato alle spalle gli Stati Uniti”, attacca il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow. Il premier canadese “ha fatto un grande danno all’intero G7”, insiste spiegando che Trump ha reagito in quel modo per non “mostrare debolezza” prima del vertice con il leader nordcoreano Kim Jong Un a Singapore. In sostegno de “i nostri alleati” si è espresso l’autorevole senatore repubblicano John McCain. “La maggioranza bipartisan degli americani resta a favore del libero commercio, pro-globalizzazione e sostiene le alleanze basate su valori condivisi da 70 anni. Gli americani sono con voi, anche se il presidente non lo è”, ha scritto su Twitter.
A far infuriare gli alleati, oltre alle parole di Trump sui dazi, è stata la proposta di reintegrare la Russia nel gruppo dei potenti, tornando al G8, considerata irricevibile dai leader europei dopo l’annessione della Crimea e il caso della ex spia russa Sergej Skripal, avvelenato in Gran Bretagna. Intanto il presidente russo Vladimir Putin si dice pronto a incontrare Trump “appena Washington sarà pronta” e liquida le polemiche del G7 come un “balbettio creativo”. Il numero uno del Cremlino è stato a Shanghai con il presidente cinese Xi Jinping e altri capi di governo dell’Asia centrale per la Sco, considerato il ‘G7 asiatico’. “La cooperazione” è più che mai necessaria perché “unilateralismo, protezionismo e risposte anti-globalizzazione assumono nuove forme”, ha affermato il presidente cinese, “dobbiamo respingere la mentalità dello scontro tra blocchi”.