Milano (LaPresse) – Il 3 luglio Chef Rubio sarà a Milano per ‘Cus Cus Clandestino’, serata di cibo e solidarietà organizzata dall’Unione sindacale di base. L’obiettivo è raccogliere soldi per una borsa di studio per la figlia di Soumaila Sacko, l’attivista Usb del Mali impegnato nel contrasto al caporalato e ucciso a colpi di fucile nelle campagne di Vibo Valentia. Con oltre mezzo milione di followers su Facebook, 100mila su Twitter e 300mila su Instagram, Chef Rubio (al secolo Gabriele Rubini) è noto tanto per lo sguardo ammiccante, quanto per la schiettezza. Già testimonial di Amnesty International e ‘Personaggio dell’anno’, non fa sconti a nessuno: “Italia Paese di pavidi accecati dalle menzogne di Salvini. Continuerò a dire ciò che penso a costo di rischiare la professione”. Chiaro ed esplicito, com’è nel suo stile.
L’intervista a Chef Rubio
DOMANDA. Cosa ha spinto Chef Rubio a partecipare a ‘Cus Cus Clandestino’?
RISPOSTA. E’ doveroso esserci, in un periodo storico in cui si inneggia all’odio, c’è tanta disinformazione e l’uomo medio è accecato dalla propaganda nazionalista e razzismo. Sarò a Milano per mostrare che ciò che dice Salvini sono menzogne. In tv parla solo lui.
D. Sarà ai fornelli con sindacalisti di base della Usb, movimenti e centri sociali. La destra milanese potrebbe arrabbiarsi.
R. “E’ invitata a venire se ha qualcosa da dire. Temo però che la loro natura sia nascondersi dietro l’anonimato”.
D. Da ‘Unti e bisunti’ alla denuncia politica.
R. “Mai un passo indietro, nemmeno se c’è da andare a combattere. Purtroppo il livello di reazione è quello di un Paese di pavidi e di ignavi che non prendono mai una decisione. Se ci fosse da scendere in piazza e fare la rivoluzione sarei il primo. A rischio di trovarmi solo”.
Un personaggio fuori dagli schemi
D. Sui social dispensa critiche al ministro dell’Interno, chiede verità per il caso Cucchi a Giulio Regeni, diffonde aggiornamenti alla nave Aquarius. Un profilo fuori dagli schemi per un personaggio televisivo. Le prese di posizioni creano problemi professionali?
R. “Non mi interessa. Conta l’uomo, l’equilibrio delle cose. Se dovessi perdere lavori o non lavorare più vorrà dire che ho centrato l’obiettivo e che sto facendo bene. Ad oggi essere me stesso non mi ha dato nessun problema perché sono più forte dell’ignoranza. Se nessuno è ancora riuscito a controbattere a ciò che dico, vuol dire che stanno ancora studiando come mettermi a terra. E comunque, da rugbista, non ci riescono”.
D. Quando le istituzioni tacciono sulle sofferenze o remano contro, quale pensa debba essere il ruolo di quei volti noti dello spettacolo, sport e cucina che sono punti di riferimento di tanti fan?
R. “Nessuno. Se non hanno fatto niente fino ad adesso non voglio che facciano come me. Se hai milioni di follower e non ti esponi vuol dire che tieni di più al conto in banca piuttosto che a un mondo migliore.
C’è chi si riempie la bocca di buonismo e fa selfie con atleti paralimpici solo per beccare like e consensi: tutto ciò mi disgusta.
Preferisco che rimangano coerenti con il loro nulla”.
D. Conta più l’anima o l’impiattamento?
R. “Conta l’esperienza. Io riesco a vedere anche oltre al brutto, in cucina come nella vita”.
D. Chef Rubio cucina sempre per gli altri. Un’amica di un’amica…
vorrebbe sapere dove ci si prenota per cucinare per lui?
R. “Se mi scrive su Instagram o su Facebook e io dovessi capitare nella sua città in concomitanza con la cena di solidarietà del 3 luglio organizzata da Usb, ad esempio, si potrebbe fare. Ma ho una vita complicata e il tempo per me è poco. Ed è giusto che sia così”.
Ester Castano