Di Alessandra Lemme
ROMA (LaPresse) – I dolci, gli snack e il cosiddetto ‘junk food’ venduto vicino alle casse dei supermercati sarà presto vietato nel Regno Unito. Lo prevedono le nuove proposte governative per dimezzare l’obesità infantile entro il 2030.
I dati europei confermano che l’obesità infantile resta un rilevante problema di salute pubblica e mostrano variabili importanti da Paese a Paese. A distanza di 10 anni dalla prima rilevazione europea, si osserva che la prevalenza di sovrappeso e obesità si è ridotta in Grecia, Italia, Portogallo e Slovenia. Tende alla riduzione in Irlanda e Spagna. E’ stabile in Belgio, Repubblica Ceca e Norvegia. Mostra una tendenza all’aumento, talora per sottogruppi della popolazione infantile (per genere) in Lituania, Lettonia e Bulgaria.
Per quanto, sottolineano gli esperti, il dato italiano sia migliorato, la prevalenza di sovrappeso e di obesità tra i bambini di 6-9 anni del nostro Paese resta tra le più alte in Europa. Maschi 42% in sovrappeso dei quali 21% obesi. Femmine 38% in sovrappeso delle quali 14% obese. I dati vengono forniti dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute (Cnapps) dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
Il lavoro da fare è ancora molto
Se l’obesità è il prodotto di familiarità, abitudini alimentari incongrue e scarso movimento, “appare evidente che il problema non è iniziare precocemente una dieta ipocalorica ma aiutare il ragazzo a modificare il proprio stile di vita”, sottolineano gli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
L’approccio ritenuto più corretto è rappresentato dallo stimolo al movimento – sport aerobico e movimento spontaneo – associato a una corretta alimentazione.
Su quest’ultimo fronte i pediatri consigliano di: iniziare la mattina con una buona colazione; prevedere due spuntini, uno a metà mattina e uno il pomeriggio, preferibilmente a base di frutta; mangiare verdura a pranzo e cena; scegliere nei pasti principali un solo alimento con la lettera P (pasta o pane o patate).