ROMA – Settimana impegnativa per il governo giallo verde. Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno Matteo Salvini impegnati su più fronti per dimostrare che l’Italia fa sul serio sul tema immigrazione e in Europa vuole contare. Fronte comune e compatto contro i furbi radical chic europei. Il presidente francese Emmanuel Macron quello spagnolo Pedro Sanchez e la cancelliera Angela Merkel dovranno dimostrare di essere solidali e non a corrente alternata con l’Italia e con i migranti.
Conte reduce dal vertice informale in Ue
Il premier si è seduto al tavolo europeo presentando la proposta italiana che prevede la ‘responsabilità comune tra Stati membri’. Si chiedono campi in Niger e Libia dove accogliere i migranti e scremarli tra rifugiati da portare in Europa e gli altri da rimpatriare e poi centri di accoglienza in più Paesi Ue per chi dovesse comunque oltrepassare il mare. Una proposta che ha fatto storcere il naso a Macron e Sanchez, ma che non può essere ignorata. Lo ha capito perfino lady Merkel. Essere ‘radical chic’ su un fenomeno come quello dell’immigrazione non giova a nessuno, men che meno all’Europa.
Salvini in Libia
Il ministro dell’Interno, che ha utilizzato i social come una sorta di diario di bordo, per raccontare il suo viaggio in Libia. Ma il senso lo ha racchiuso in un post di questa mattina. “Gli interessi italiani e quelli libici sono comuni – scrive – proteggere le proprie frontiere esterne. Siamo disponibili ad accogliere chi fugge realmente dalla guerra, non quelli che dalla guerra non scappano”.
Settimana importante anche sul fronte lavoro
Da giorni il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio è impegnato ai tavoli per risolvere le tante vertenze lavorative del Paese. Stamattina ha spiegato che per la difesa del Made in Italy è intenzionato a visitare i porti del Nord Europa. “Voglio andare a vedere nei porti del Nord Europa quali prodotti entrano, e non perché i nostri porti siano un colabrodo – annuncia – Sono prodotti che poi entrano in concorrenza col made in Italy perché vengono prodotti in Paesi dove non esistono regole sul lavoro né sulla sicurezza”.