Roma, 27 giu. (LaPresse) – “L’idea di Salvini di togliere la scorta a Saviano? Salvini a volte fa delle battute sopra le righe, non credo che pensi veramente che debba essergli tolta. Inizialmente è stato giusto che Saviano avesse la scorta, adesso è giusto che vengano fatte delle valutazioni. Potrei chiedermi, senza volermi metter contro Saviano, perché è stata mantenuta a lui e tolta a me. Ma forse sarebbe giusto che rimanesse a tutti e due”. A dirlo è Antonio Ingroia, che oggi è stato ospite di Un Giorno da Pecora, la trasmissione di Rai Radio1 condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. A lei hanno tolto la scorta lo scorso maggio. “Si, l’avevo da 27 anni, dal 1991. Me l’ha tolta il ministro uscente, Minniti. ”
poi ancora
“Da uomo dello Stato rispetto le decisioni prese, ma dopo che questa era stata presa ho scritto una lettera, prima a Minniti e poi a Salvini, per dirgli: questa è la situazione, a futura memoria, se domani succede qualcosa, nessuno possa dire che concordavo con la vostra scelta”. Le hanno risposto? “No, nessuno dei due”. Lei ha paura? “Dopo 30 anni di minacce dalla mafia si ha sempre paura ma ci si abitua, ci si convive. Diciamo che sul piano privato sono più leggero e libero, sul piano psicologico quando vedo una faccia strana mi allarmo più di prima”. Lei ha paura di subire un attentato? “Ci sono condizioni obiettive per cui lo Stato dovrebbe avere paura che accada un evento del genere, cosa non impossibile. Toto Riina, in una delle ultime intercettazioni in carcere, mi definiva ‘il Re dei cornuti’, espressione che in Sicilia è tutt’altro che affettuosa”. “La Boschi e D’Alema hanno ancora la scorta. Secondo me corrono meno rischi del sottoscritto – ha proseguito Ingroia a Rai Radio1 -, si vede che hanno valutato che loro corrano più rischi di me, non credo dalla mafia, magari da qualche cittadino che li insegua”. Se potesse decidere lei toglierebbe la scorta alla Boschi e la prenderebbe lei? “Io dico si, ma sarei in conflitto di interessi”.