Di Donatella Di Nitto
ROMA (LaPresse) – Nel giorno in cui Luigi Di Maio scende in campo per difendere la delibera sui vitalizi contro le critiche degli ex parlamentari, un sondaggio M5S, poi rimosso, salva la casta. Solo qualche ora per decretare che il 62 per cento (oltre 25 mila voti) dei pentastellati difende le rendite degli ex. Il sondaggio scompare, ma non si salva dagli screenshot e viene consegnato alle cronache.
Resta il fatto che al quesito così composto: “Noi pensiamo che i vitalizi siano un privilegio indecente e Roberto Fico si sta impegnando per eliminarli. La Casta non è d’accordo e addirittura vorrebbe denunciarlo per questo. Voi da che parte state?”, la risposta non lascia dubbi: solo il 38 per cento sta con Roberto Fico. Non sono bastate le foto di Fausto Bertinotti, Massimo D’Alema, Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita, contrapposte a quella del presidente della Camera. La casta per i 5stelle, che hanno potuto votare, deve mantenere i suoi privilegi.
E proprio contro gli ex deputati e senatori sul piede di guerra è intervenuto il vicepremier Di Maio
“Adesso lo Stato se ne frega di difendere chi ha i privilegi e pensa a proteggere i più deboli. Potete piangere e strepitare quanto volete, tanto non si torna indietro. Noi i vitalizi ve li togliamo. Mettetevi l’anima in pace”. A fargli eco Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato in quota leghista: “Altroché se sono d’accordo. Sono stato il primo a presentare una proposta sull’abolizione dei vitalizi, con effetto retroattivo”. Il senatore, che ha all’attivo una carriera parlamentare che dura dal ’92, avverte: “Per Camera e Senato dovrebbero studiare due testi il più possibile vicini, condivisi. E con una mozione o un ordine del giorno farlo passare nelle rispettive aule. Le istituzioni uscirebbero rafforzate e la politica più vicina ai cittadini”. È proprio sulla condivisione tra i due rami del Parlamento che potrebbe arenarsi la delibera Fico, già soggetta a ricorsi per incostituzionalità volendo toccare anche il reddito in modo retroattivo.
La presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, è tornata sul tema e ha ribadito la necessità “di trovare una soluzione condivisa”
Per la seconda carica dello Stato, infatti, “la cosa migliore è quella di sedersi attorno a un tavolo, confrontarsi, valutare quali possono essere i limiti delle rispettive proposte, considerare la giurisprudenza costituzionale e capire quindi se trattandosi di diritti acquisiti la competenza sia davvero degli uffici di Presidenza o se spetti alla normativa ordinaria la regolamentazione della materia. È un tema giuridicamente complesso”. Sul punto torna il presidente dell’Inps, Tito Boeri: “Non sono briciole”, ma “non si capisce perché dovremmo punire persone che hanno servito il nostro Paese”.