ROMA (LaPresse) – “Vi racconto un’altra storia che spiega perché il decreto Dignità sia fondamentale. Oggi ho incontrato uno dei manager dell’azienda multinazionale belga Bekaert, assieme alle rappresentanze sindacali e alle istituzioni regionali e locali”. L’obiettivo era quello di “evitare la chiusura dello stabilimento di Figline Valdarno e il licenziamento di 318 lavoratori. Per prima cosa ho assicurato la massima disponibilità all’azienda di utilizzare tutti gli strumenti possibili affinché quest’ultima potesse ripartire. Ma l’incontro è stato imbarazzante. Una totale mancanza di rispetto verso l’umanità delle persone e le istituzioni italiane da parte della multinazionale”. Lo scrive il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, su Facebook.
Un no a priori alla possibilità di rimediare
“Hanno deciso di dire no a priori a qualsiasi possibilità di rimediare alla situazione e salvare la vita e il futuro a oltre 300 famiglie. Mi chiedo che senso abbia fare impresa in questo modo, senza un briciolo di responsabilità sociale. Senza un minimo pensiero alla comunità nella quale l’azienda si inserisce. E per di più rubando le conoscenze dei lavoratori per poi trasferirle altrove”.
Secondo Di Maio, la società voleva “fregare” i lavoratori
“Gli stessi vertici avevano dato rassicurazioni, il 28 marzo scorso, sul fatto che lo stabilimento di Figline Valdarno non solo non avesse problemi, ma che addirittura fosse strategico”, scrive ancora Di Maio. “Il loro intento era fregare i lavoratori e le loro famiglie mentre trasferivano il loro sapere (che gli stessi lavoratori gli hanno insegnato) all’estero. Precisamente in Romania dove i lavoratori sono stati mandati in missione a più riprese. Prima gli hanno detto che il loro lavoro era sicuro, poi li hanno convinti a fare viaggi di lavoro e alla fine li hanno fregati”, sottolinea.
Il vicepremier poi dichiara: “Spero che tutti gli azionisti di Bekaert capiscano che tipo di azienda senza scrupoli stanno supportando, considerando anche il fatto che il presidente non è un uomo di parola e che ha perfino deciso di non presentarsi all’incontro di oggi perché di fatto era tutto già deciso”. Di Maio conclude: “Il menefreghismo di Bekaert è un insulto a 318 famiglie e allo Stato italiano. Personalmente scriverò al Ceo di Bekaert Matthew Taylor. Mi auguro che a strettissimo giro l’azienda cambi atteggiamento e decida di incanalarsi in un percorso istituzionale di confronto nell’interesse sia loro che dei lavoratori. Ma l’era in cui lo Stato si lasciava prendere in giro impunemente da chiunque è finita”.