Migranti, Sos Rosarno a Salvini: voi prima gli italiani, noi tutti i deboli

"Gentile ministro, sicuramente i suoi collaboratori e, magari, anche quei calabresi con cui, prima delle elezioni, ha stipulato accordi politici che si sono rivelati vincenti, visto che in Calabria è stato eletto

Foto LaPresse - Adriana Sapone
Milano, 10 lug. (LaPresse) – “Gentile ministro, sicuramente i suoi collaboratori e, magari, anche quei calabresi con cui, prima delle elezioni, ha stipulato accordi politici che si sono rivelati vincenti, visto che in Calabria è stato eletto, le avranno fornito informazioni sul territorio che oggi si appresta a visitare. Tuttavia, seppur non richieste, anche noi desideriamo fornire a lei e all’opinione pubblica alcune informazioni sulla terra in cui viviamo”. E’ l’incipit di una lunga lettera inviata da Sos Rosarno al ministro dell’Interno Matteo Salvini, in visita oggi alla tendopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. L’associazione di promozione sociale Sos Rosarno nasce nella piana di Gioia Tauro contro lo sfruttamento dei braccianti. “Noi diciamo prima i deboli e gli sfruttati, di qualsiasi colore e nazionalità essi siano”, scrive Sos Rosarno.

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“Rosarno  un tempo era soprannominata ‘A Merichicchia’, la piccola America, tanto era ricca. Ricchezza che ne ha fatto luogo di immigrazione, prima di italiani che si trasferirono qua perché qua c’era lavoro, anche dal ricco nord, poi dal Maghreb, dalla Polonia e, in tempi più recenti, dall’Africa Sub-Sahariana e dai paesi dell’Est Europa. Parliamo del periodo successivo alle lotte contadine e alla riforma agraria, un tempo in cui tutta l’economia della Piana ruotava intorno alle clementine e alle arance che si vendevano bene e che facevano sì che ‘con un pezzo di giardino si campassero dignitosamente le famiglie’, si mandassero i figli all’università e ci si costruisse la casa. Poi – spiega Sos Rosarno – l’affermarsi delle monocolture, un lento declino e una crisi del comparto agrumicolo sempre più feroce, complici da una parte i meccanismi infernali e del ‘libero mercato’ e l’imposizione delle monocolture, dall’altro la mano opprimente della ‘ndrangheta”.”Non sappiamo se qualcuno le dirà che le persone che vivono in condizioni subumane in quell’inferno sono quei lavoratori – scrivono i braccianti di Sos Rosarno in merito ai migranti del campo di San Ferdinando – nella maggior parte dei casi senza contratto e sottopagati, che raccolgono quelle clementine Ipg di Calabria, che ai produttori vengono pagate pochi centesimi e fanno parte a pieno titolo di quel Made in Italy che anche il suo governo sicuramente intenderà valorizzare. Non sappiamo se qualcuno le dirà quanti soldi sono stati spesi fino ad oggi per queste tendopoli, né se Lei si chiederà a sua volta se con quei soldi si sarebbe potuto fare qualcosa di più dignitoso e normale. Noi li abbiamo fatti questi calcoli, insieme a tecnici e amministratori che venivano da più parti d’Italia. Potreste farli tranquillamente anche voi”. Conclude la lettera di Sos Rosarno: “In ogni caso, nel prendere, a scanso di equivoci, le distanze non solo dall’attuale maggioranza di governo, ma anche da chi governava ieri e oggi vi accusa di razzismo e populismo (ci viene davvero difficile stabilire chi ha fatto peggio), mentre voi dite prima gli italiani, noi diciamo prima i deboli e gli sfruttati, di qualsiasi colore e nazionalità essi siano”.

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